La convinzione che fare l’attore porti con sé, oltre a fame e popolarità, anche un discreto guadagno economico e una relativa sicurezza è ancora molto forte nell’immaginario collettivo. A cosa dovrebbe servire, in un quadro di benessere così formulato, un sindacato?
Ebbene, in Italia le cose sono molto diverse da come immaginiamo e anche gli attori hanno bisogno di qualcuno che li difenda e tuteli i loro diritti. Se infatti i contratti stipulati con le case di produzione danno alcune garanzie, esistono i cosiddetti “diritti connessi”, che non sono oggetto di vendita e di trattativa quando un artista firma un accordo.
Vi state già perdendo nel complicato linguaggio giuridico e burocratico, vero? Semplifichiamo dicendo che i diritti connessi sono quelli che ogni artista ha diritto di riscuotere quando avviene in televisione un passaggio di uno show o film che l’ha visto protagonista. Secondo una legge del 1998, spetta alla tv il dovere di versare questi contributi, ma non potendo farlo direttamente è stato incaricato un intermediario, l’Imaie.
Qual è il problema? L’Imaie nel 2008 è fallita, i 141 milioni di euro di diritti dovuti agli artisti sono stati “bloccati” e ancora oggi restano sospesi in un limbo di inchieste e carte bollate. Non siamo su “Scherzi a parte”, purtroppo, è tutto vero.
Nella sesta giornata del Bari International Film Festival si è parlato di diritti degli attori, anche attraverso l’incontro con l’associazione Artisti 7607 fondata, tra gli altri, dagli attori Elio Germano e Cinzia Mascoli che hanno voluto raccontare al Bif&st 2016 il loro impegno.
La collecting è una cooperativa pura, che unisce e rappresentare solo gli artisti impiegati nel campo audiovisivo – a differenza della Nuova Imaie che si occupa anche di musica. Una scelta precisa, quella dei 7607, che hanno voluto darsi un campo d’azione circoscritto e puntano sulla massima chiarezza e trasparenza, pubblicando online tutti gli atti compiuti dall’associazione.
Nel resto d’Europa il quadro giuridico è molto più chiaro rispetto a quello italiano, ma anche se l’Ue ha invitato l’Italia ad allinearsi agli altri membri, i provvedimenti intrapresi in tal senso dal Parlamento non spingono all’ottimismo – pochi giorni fa è uscita la notizia che la commissione cultura del Senato stia sì lavorando a una norma, ma interpretando in senso restrittivo la legge europea.
La battaglia intrapresa da Elio Germano e dagli altri è di quelle lunghe e complesse, disseminata di querele e battaglie legali, eppure ad animare il gruppo c’è il desiderio sacrosanto di vedere garantiti i propri diritti. Perché il mestiere di attore non sia più soltanto ambito e sognato, ma anche tutelato.
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