Egregio Direttore,
chi le scrive è un cronista/inviato per passione, alla sua prima Mostra del cinema Venezia, che sta vivendo quest’esperienza con grande emozione ed entusiasmo. In questi giorni ho già avuto il piacere e la fortuna di assistere alla proiezione di bei film, e anche di qualche delusione. Vorrei che sapesse che non ha davanti un hollywoodiano convinto; personalmente sostengo sempre e comunque il cinema italiano.
Se mi permetto di scriverle queste righe, di getto, è proprio perché oggi, di certo non volontariamente, lei ha nuociuto al cinema di casa nostra.
Dopo neanche mezz’ora ho abbandonato, come molti altri, la proiezione stampa del documentario “Spira Mirabilis” perché incapace di cogliere nelle immagini un qualsiasi senso drammaturgico, registico o tecnico degno di nota.
Non mi piace sparare sulla Croce Rossa, ma un appunto mi sento di farlo: la scelta sua e dei suoi collaboratori di selezionarlo è stata davvero incomprensibile. Lo dimostrano le decine di giornalisti italiani e stranieri che hanno lasciato la sala, sconsolati e quasi increduli. Mentre le scrivo è ancora in corso la proiezione e il fuggi fuggi continua, inarrestabile.
Lo scorso luglio, alla conferenza stampa di presentazione della Biennale, lei ha dichiarato che la qualità del cinema italiano continua ad abbassarsi. Mi domando, gentile Dottore, come questa sua affermazione possa considerarsi coerente dopo stasera.
Senza usare mezze misure, la scelta di far concorrere “Spira Mirabilis” per il Leone d’Oro, per quanto io rispetti il lavoro dei registi e della produzione, è un danno all’immagine del nostro cinema. Sono seriamente preoccupato al pensiero di quello che domani scriveranno i giornali.
Io non sono certo una penna di primo piano del panorama mondiale, e probabilmente lei avrà di meglio da fare che leggere questa mia lettera, ma spero che almeno qualche suo collaboratore, magari lo stesso che ha scelto il film, la legga.
Stasera i fischi non li merita tanto e soltanto “Spira Mirabilis”, ma piuttosto lei e il suo team, per aver scritto una brutta pagina di questo illustre festival.
Con stima,
Vittorio De Agrò