Un film di Andreas Dalsgaard, Obaidah Zytoon. Documentario, 100′. 2016
L’insorgere della Primavera araba, nel 2011, illuse l’Occidente che un vento di modernità e sviluppo stesse investendo i Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente, lontani per mentalità e stile di vita, oltre che per credo religioso, dal nostro modo di essere e di vivere.
L’amara realtà è che, a cinque anni dalle manifestazioni e dagli scontri di piazza, i sogni e le aspettative delle nuove generazioni sono andati deluse e, ben lungi dall’instaurare delle democrazie, i movimenti hanno solo portato al passaggio da regimi militari a regimi di tipo teocratico.
La Siria è l’unico Paese in cui il vecchio non ha ceduto il posto al nuovo in nessuna forma, e le cronache internazionali ci riportano da anni la repressione del leader Assad contro i ribelli, in una lotta che non è ancora giunta al termine.
Il documentario “The war show”, presentato alla Biennale di Venezia nella sezione Giornate degli autori, è prima di tutto un’opportunità per approfondire la realtà siriana attraverso uno sguardo interno grazie al coraggioso lavoro dei giovani registi Andreas Dalsgaard e Obaidah Zytoon, che hanno documentato le varie fasi della rivolta fin dal 2011.
Un racconto diviso in sette capitoli che evocano da vicino le sette piaghe d’Egitto di biblica memoria per la crudezza e la drammaticità delle immagini.
Obaidah Zytoon, che è anche la voce narrante della pellicola, e Andreas Dalsgaard accompagnano lo spettatore in un viaggio pervaso all’inizio dal sentimento di speranza e dal desiderio di libertà del popolo siriano, sentimento che poi si tramuta in rabbia contro il regime e alla fine in paura, sangue e morte.
Nonostante la qualità e lo stile del documentario siano molto semplici, scarni, quasi amatoriali, la forza visiva ed emotiva rimangono grandi e costanti.
La struttura narrativa è agile, snella, dotata di un buon ritmo, anche se la seconda parte è sicuramente meno brillante.
La guerra civile siriana ha provocato, dal 2011, oltre mezzo milione di morti, in larga parte civili, generando anche un esodo di massa di persone ferite nel cuore e nel fisico. Il solo modo per non uccidere una seconda volta queste persone, sembra volerci dire “The war show” di Obaidah Zytoon, è non far spegnere i riflettori sul conflitto, non voltare gli occhi altrove, non dimenticare.
Il biglietto da acquistare per “The war show” è: 1)Neanche regalato; 2)Omaggio; 3)Di pomeriggio; 4)Ridotto (con riserva); 5)Sempre.