Un film di Kim Rossi Stuart. Con Jasmine Trinca, Camilla Diana, Cristiana Capotondi, Kim Rossi Stuart, Dagmar Lassander. Drammatico, 97’. 2016
Perché sembra che oggi un uomo di quarant’anni possa o soffrire della sindrome di Peter Pan oppure essere un nevrotico maniaco sessuale? È difficile dare una risposta a un quesito che tutte le donne, almeno una volta, si sono poste, magari riflettendo sulla fine di una storia d’amore.
Kim Rossi Stuart prova a sbrogliare la matassa, con il suo secondo film da regista dopo il fortunato “Anche libero va bene” (2006), realizzando un sequel di cui onestamente non sentivamo il bisogno.
Infatti Tommaso (Stuart) altri non è che il bambino della prima pellicola, che ritroviamo cresciuto, attore di professione, attraente ma incapace di avere una relazione stabile. Ogni suo rapporto naufraga infatti quasi subito perché ogni partner ha, a suo dire, dei difetti che lo spingono alla fuga.
Dopo essere stato lasciato dalla fidanzata storica Chiara (Tricca), Tommaso non riesce a ritrovare una stabilità sentimentale, lasciandosi scappare anche “un’isola di perfezione” come Federica (Capotondi).
Fortemente irrequieto, cerca conforto in Mario (Scarpa), un medico che alla fine lo sprona ad affidarsi a un vero psicoterapeuta per risolvere i suoi problemi e superare il suo tormentato passato. Orfano di padre, Tommaso ha un rapporto di amore/odio con la madre e il desiderio morboso e ossessivo di trovare la donna giusta.
Quando per caso conosce Sonia (Diana), vulcanica e aggressiva cameriera, pensa finalmente di aver trovato la propria nemesi e quindi l’amore. Stavolta però è lei a sottrarsi, e questo spinge il nostro eroe in una forte crisi depressiva…
“Tommaso” è il classico film “vorrei ma non posso”: manca di una linea narrativa chiara e lineare, e complica la vita allo spettatore perdendosi in un inutile racconto autoreferenziale e sofistico di basso livello. Né commedia né dramma, la pellicola è un’accozzaglia di luoghi comuni sui quarantenni di oggi che non approfondisce nessuna tematica.
La regia di Kim Rossi Stuart sarebbe anche di buon livello, se non fosse per il tentativo mal riuscito di imitare lo stile psichedelico dell’ultimo Terence Malick.
L’unica nota positiva del film è la performance di Camilla Diana, che conquista la scena con il personaggio di Sonia mostrando personalità e carisma oltre che talento. Se invece siete fan di Cristiana Capotondi e Jasmine Trinca vale la pena pagare il biglietto per ammirarle in alcune scene al naturale.
Il finale è forse la parte migliore del film, dove si lancia il messaggio positivo che, una volta presa coscienza di aver bisogno di aiuto, fosse anche terapeutico, trovare l’amore sarà molto più semplice, quasi naturale.
Il biglietto da acquistare per “Tommaso” è: 1)Neanche regalato (con riserva); 2)Omaggio; 3)Di pomeriggio; 4)Ridotto; 5)Sempre.