Tutto esaurito nell’auditorium del Salone del Libro per l’incontro con i due chef stellati nonché mattatori dei reality targati Sky, Carlo Cracco e Bruno Barbieri. Il pubblico è composto anche di tantissimi giovani – che saranno capaci, in cucina, di andare oltre il canonico piatto di pasta o l’uovo al tegamino?
L’interesse per questo appuntamento è l’ennesima dimostrazione del ruolo che la pay tv e i suoi programmi di successo (vedi, appunto, Masterchef) hanno nel dettare le mode e nel creare i personaggi. Chi erano, Cracco e Barbieri, prima del reality show? Due chef pluristellati, due professionisti di successo nel loro campo. La televisione li ha resi però delle vere e proprie star, delle icone per cui sopportare qualche minuto – o anche più – di fila in un sabato mattina di maggio, dei relatori imperdibili per cui cercare in qualsiasi modo di trovare un posto libero nella sala affollata.
Proprio come le star, anche i due si fanno attendere. La firma delle copie allo stand della Rizzoli – casa editrice che ha pubblicato sia Via Emilia, via da casa, esordio letterario di Bruno Barbieri, che A qualcuno piace Cracco, secondo libro dello chef veneto – avrà richiesto più tempo del previsto. Qualcuno tra il pubblico mugugna per il ritardo, ma sono solo gli occupanti delle ultime file – adulti e anziani, anche. I giovani che gremiscono i primi posti non fiatano. Finché il duo non compare sul palco. E allora parte, spontaneo e fragoroso, l’applauso. Come non ho sentito tributare ad alcuni autori di fama internazionale o a intellettuali vero, in questi primi giorni di Salone. Come forse è stato riservato solo a Federico Rampini e Philipp Meyer. Ma se lo meritano davvero, questi due personaggi, tutto questo calore?
Per le loro imprese libresche non saprei dirlo. Quello scritto da Barbieri è, per usare una sua definizione, “il racconto di uno chef in viaggio“, un libro che ripercorre attraverso 85 ricette alla portata di tutti fasi molto diverse della vita dell’autore – dall’infanzia bolognese all’affermazione come chef stellato, dagli anni dei viaggi in tutto il mondo all’esperienza televisiva. Il volume è illustrato con acquerelli e arricchito dalle fotografie scattate in giro per il mondo, perché le immagini sono fondamentali, se si vuole cercare di riprodurre un piatto.
A qualcuno piace Cracco, invece, è una sorta di guida nella storia e nella tradizione della migliore cucina regionale. Le ricette classiche sono il punto di partenza, ma grazie alla creatività dello chef l’arrivo sono piatti che uniscono sapori antichi e sperimentazione. 60 ricette, 32 approfondimenti e un ricco corredo fotografico per conoscere meglio la cucina del nostro paese, imparare i trucchi per rinnovarla e provare la soddisfazione di servire in tavola piatti della tradizione. Che hanno però anche qualcosa di nostro.
Perché su questo punto Carlo Cracco – che si esprime con la consueta praticità e con quel tono e quello sguardo che mettono anche in me, seduta a diverse file dal palco, un po’ di ansia, come se fossi uno degli aspiranti cuochi di Masterchef che deve dimostrare le proprie capacità – non ha dubbi: “Ogni ricetta è un’opportunità, la possibilità di creare qualcosa di nuovo partendo dai prodotti che si hanno a disposizione”.
Il Salone del Libro è la cornice dentro la quale si colloca questo incontro con Cracco e Barbieri, quindi almeno una menzione ai rispettivi libri era doverosa. Ma poi si passa a parlare d’altro. Ed è lì che i due intervenuti danno il meglio e il pubblico si diverte di più. Dalle esperienze televisive (le liti durante le registrazioni di Masterchef, la mise improbabile di Rachida alla partenza in aereo per il Marocco, la figura di Joe Bastianich, terzo membro del trio che non è presente fisicamente, ma è come se un po’ ci fosse), passando per i ristoranti aperti e ancora da aprire, per i progetti, per le invidie. C’è davvero spazio per parlare di tutto.
Il linguaggio non sarà dei più forbiti – se ci trovassimo in tv sentiremmo più di qualche beep -, i concetti non saranno dei più alti. Cracco e Barbieri sono un po’ spocchiosi e un po’ sopra le righe, mentre si rimbalzano battute e microfono. Sono un po’ troppo convinti di loro stessi e un po’ supponenti. “Sono un po’ come tutti gli chef”, – chiosa e ride la moderatrice dell’incontro, Barbara Sgarbi.
Eppure piacciono. Eppure “muovono le masse”. Perché saranno come saranno, ma di certo corrispondo a quello che ci aspettiamo che siano, a quello che ci ha sempre mostrato la televisione. E almeno questa non può essere una delusione.