Un film di Mathieu Amalric. Con Jeanne Balibar. Biografico, 98’. Francia, 2017
Il mio Festival di Cannes è iniziato con il film d’apertura della sezione Un certain regard, “Barbara” di Mathieu Amalric.
A lui va il titolo di “Spira mirabilis” di Francia. Chi mi ha seguito in quel di Venezia sa già di cosa sto parlando; per gli altri consiglio una rapida lettura di quella recensione.
Fino a oggi non sapevo niente di Barbara – alias Monique Serf -, famosa cantate e attrice francese degli anni ‘60, e ignoravo anche che il film di Amalric fosse una sorta di biopic/omaggio alla figura carismatica ed eccentrica dell’artista deceduta nel 1997.
Ebbene, se l’obiettivo del regista era far conoscere e apprezzare Barbara anche oltre i confini nazionali, il tentativo è miseramente fallito.
Il sottoscritto ha resistito sì e no un’ora alla proiezione, tra sbadigli e colpi di sonno.
“Barbara” è un film caotico, confusionario, improvvisato a livello registico e drammaturgico, che si poggia tutto su Jeanne Balibar.
Purtroppo, nonostante l’impegno e la notevole presenza scenica dell’attrice, lo spettatore smette quasi subito di seguire questo non sense eccessivo e grottesco voluto dai due sceneggiatori.
Invece di provare simpatia per il personaggio, chi guarda avverte il desiderio di fuggire dalla sala.
Se il pubblico e la critica francesi potrebbero anche apprezzare il tentativo di omaggio di Mathieu Amalric, temo che tutti gli altri avranno difficoltà anche solo ad arrivare ai titoli di coda.