Un film di James Cameron. Con Sam Worthington, Zoe Saldana, Sigourney Weaver, Stephen Lang, Kate Winslet. Azione, 192′. USA 2022
Dopo la vittoria sugli invasori umani, i Na’vi hanno vissuto in pace. Con loro sono rimasti alcuni scienziati terrestri insieme ai propri avatar e un ragazzino troppo giovane per essere rispedito sulla Terra. Di nome Spider e figlio del defunto colonnello Quaritch, è cresciuto insieme alla famiglia di Jake Sully, che ha tre figli naturali: il maggiore Neteyam, il ribelle Lo’ak e la piccola Tuk. Inoltre Jake e Neytiri hanno adottato Kiri, figlia dell’avatar di Augustine Grace e di padre ignoto, dotata di una sovrannaturale connessione con Eywa, la grande madre di Pandora. La Terra versa in condizioni sempre peggiori e Pandora può essere una nuova casa per gli umani, che tornano sul pianeta più bellicosi che mai, questa volta anche con soldati avatar – tra i quali un “nuovo” Colonnello Quaritch, ossia un corpo Na’vi abitato da un backup della sua coscienza. Inevitabilmente cercherà vendetta contro Jake, che nel frattempo è diventato il capo dei ribelli Na’vi, e lo obbligherà a lasciare la foresta per cercare rifugio con la famiglia presso i Metkayina, pacifici abitanti di un grande arcipelago.
L’attesa è stata (molto) lunga, ma alla fine James Cameron è riuscito a portare di nuovo il pubblico sulla sua Pandora con “Avatar – La via dell’acqua”. E visto il risultato, sbalorditivo dal punto di vista tecnico e visivo, possiamo dire che è valsa la pena aspettare ben 13 anni!
La storia riprende oltre un decennio dopo che il veterano dei marine Jake Sully (Worthington) ha iniziato a vivere sulla luna extra-solare nella forma indigena Na’vi del suo avatar geneticamente modificato.
In questo lasso di tempo lui e la moglie guerriera Neytiri (Saldaña) hanno allargato la famiglia, che oggi comprende i figli naturali Neteyam (Jamie Flatters), Lo’ak (Britain Dalton) e Tuk (Trinity Jo-Li Bliss), la figlia adottiva Kiri e Spider, figlio del defunto colonnello Quaritch.
Quando gli umani torneranno nuovamente su Pandora, più bellicosi che mai e intenzionati a trovare una nuova casa, visto che la Terra sta morendo, toccherà a Jake guidare il popolo dei Na’vi in questa nuova battaglia…
Lavorando in High Dynamic Range a 48 fotogrammi al secondo, Cameron sfrutta le qualità immersive del 3D potenziato per conferire alle immagini una consistenza e una vivacità quasi tattili. In “Avatar” abbiamo visto molto di Pandora, ma questo mondo ha ancora molti segreti da esplorare. Il lavoro di progettazione sul popolo dei Metkayina è impressionante; i primi piani, poi, sono davvero vividi e danno al racconto una profondità emotiva che “Avatar” non era mai riuscito a raggiungere.
Cameron amplia all’ennesima potenza il discorso sulla natura, sulla biodiversità e sulla possibile collaborazione tra questa e l’uomo. Se nel primo capitolo la foresta emergeva come personaggio aggiunto, qui l’acqua è l’elemento dominante. E poi ci sono i temi della famiglia, delle responsabilità che si hanno verso i figli e del reietto che torna prepotente a completare il quadro.
Pur non avendo una sceneggiatura perfetta, “Avatar – La via dell’acqua” è una sorta di estasi visiva, una pellicola che fa sognare, immaginare e che mette anche un po’ in soggezione. E tutto questo lo si può sperimentare pienamente solo in sala.
Cameron ci permette di assorbire ogni fotogramma e invita gli spettatori in questo mondo pienamente realizzato con così tante immagini e scene d’azione rese in modo fenomenale che tutto il resto svanisce. Un’immersione pura e semplice che ci fa sentire tutto ciò che i personaggi sentono, amare il mondo che loro amano e armarci per lottare per esso, che poi è come se fosse il nostro.