“L’arte viva di Julian Schnabel”: il ritratto di un grande personaggio

Il film di Pappi Corsicato non è il classico documentario ma un racconto che smuove emotivamente

di Alessandra Pappalardo

 

Un film di Pappi Corsicato. Con Laurie Anderson, Hector Babenco, Jean Michel Basquiat, Bono, Mary-Bonner Baker. Eventi, 84′. USA, Italia, 2017

Raccontare Julian Schnabel non è un’impresa difficile: è un personaggio straordinario, prima che un artista. Schnabel che getta colore imprimendolo su tele gigantesche, con le mani o con indumenti intrisi di olio e acrilici, è un’immagine iconica del contemporaneo.

 

Un tuffo in mare seguendo Julian Schnabel – pittore, regista e sceneggiatore statunitense, classe 1951 – e siamo già nel vivo nell’azione. Ci immergiamo nelle sue creazioni pittoriche, nel suo mondo caratterizzato dalla fluidità espressiva e che spesso richiama l’acqua e il surf.

Una figura dalla stazza imponente, come le tele che dipinge. Un personaggio difficile da inquadrare e che per tutta la vita sembra aver compiuto un’unica principale azione: strabordare, eccedere, essere incontenibile.

Pappi Corsicato ci regala un ritratto intimista di Schnabel, una rappresentazione viva come la sua arte. Dove finisce l’arte e dove comincia la vita? Non sembra esserci separazione nell’universo di Schnabel: non ci sono molte pause né convenzioni precostituite. Tutto sembra diventare possibile. E allora ecco che dall’arte si passa al cinema e alla regia e dalla regia alla musica (lo vediamo anche suonare la chitarra).

Quello che sembra caratterizzare fortemente Schnabel è un’estrema sicurezza nei propri mezzi, mai un’ombra di titubanza. Corsicato vuole, però, mostrare un aspetto più profondo della sua persona, quella sensibilità che gli ha permesso di girare un film toccante come “Lo scafandro e la farfalla” e di raccontare una storia quasi impossibile da rappresentare sullo schermo.

Non siamo di fronte ad un documentario dal tono didascalico e scolastico, ma al cospetto di una pellicola che racconta una storia di vita e lo fa con uno sguardo attento, invitandoci piacevolmente a una visione partecipativa.

Così, in quello che sembra un mix ben riuscito tra l’elegante capacità stilistica del registra e il ritmo dell’azione imposto dall’incedere energico e mai domo di Schnabel, prende forma una narrazione che riesce a smuovere emotivamente lo spettatore.

 

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