Un film di Ivan Silvestrini. Con Claudio Bisio, Lino Guanciale, Maurizio Nichetti, Maria Di Biase, Shalana Santana. Commedia, 100′. Italia, 2018
Il liceo Manzoni ha una percentuale così bassa di promossi alla maturità che il provveditore agli studi decide di dare un ultimatum al preside: se almeno metà degli studenti dell’ultimo anno in corso non supereranno l’esame finale l’istituto dovrà chiudere. Inoltre il provveditore fa un’altra proposta al preside: verranno chiamati i peggiori professori d’Italia per insegnare ai peggiori alunni.
Riprendendo il soggetto del film francese del 2013 di grande successo “Les Profs”, ispirato a sua volta a un comic book, Ivan Silvestrini, a distanza di poco più di 10 anni da “Notte prima degli esami”, torna tra i banchi di scuola con la commedia “Arrivano i prof”.
Mentre (quasi) tutti festeggiano le promozioni e le ammissioni alla maturità, al liceo Alessandro Manzoni c’è grande preoccupazione: solo il 12% degli studenti è riuscito a conseguire il diploma, e l’istituto si conferma il peggiore d’Italia.
Non sapendo più che pesci prendere, il Preside decide di tentare il tutto per tutto: recluta i peggiori insegnanti in circolazione nella speranza che, dove hanno fallito i migliori, possano riuscire loro.
Colorata, vivace, dissacrante, a tratti forse un pochino troppo surreale, la commedia di Silvestrini ha il pregio di stravolgere la solita liturgia scolastica “da film”. Qui, infatti, le voci fuori dal coro non sono tanto gli studenti – che risultano persino un po’ anonimi – ma i docenti!
In un’epoca in cui si cerca di trovare una mediazione tra l’approccio pedagogico classico e l’innovazione, in cui il rapporto stesso tra insegnanti e studenti pone grandi interrogativi (sono purtroppo ormai quasi giornalieri i casi di violenze ai danni dei prof ad opere dei ragazzi), è ancora possibile vivere l’insegnamento come una missione?
“Arrivano i prof” diverte, permettendo al pubblico – anche di giovani – di mettersi per una volta “dalla parte dei docenti”. Così, forse, la contrapposizione di lunga data tra chi insegna e chi (dovrebbe) imparare potrebbe farsi meno netta. E la maturità smettere di essere quell’incubo che si staglia all’orizzonte e che non fa dormire la notte.