“Anima”: 10 citazioni dal romanzo Wajdi Mouawad edito da Fazi

Il romanzo culto torna in libreria a 10 anni dalla prima pubblicazione con un'edizione speciale

Copertina del libro Anima di Wajdi Mouawad.

Anima di Wajdi Mouawad torna in libreria per Fazi in una nuova edizione, per celebrare i 10 anni dalla prima pubblicazione. Copertina rigida, lavorazioni speciali e una nuova prefazione di Melania Mazzucco per un romanzo culto.

“Anima” è al tempo stesso un’esplorazione della natura umana nei suoi lati più oscuri, un’odissea contemporanea, un’ardita provocazione letteraria. Capitolo dopo capitolo, il filo della narrazione è ripreso da una successione di mali, a partire dal gatto che racconta la scena del crimine iniziale.

In questo atipico bestiario, cani, gatti, topi, serpenti e insetti d’ogni genere si fanno testimoni dell’intera vicenda, immergendo il lettore nella loro percezione della realtà. La desolante verità che si delinea è una sola: “il cielo non ha visto niente di più bestiale dell’uomo”.

Che siate appassionati del romanzo o lo abbiate appena scoperto, ecco 10 citazioni tratte da “Anima” capaci di trasmettere tutta la bellezza e l’orrore dell’opera di Wajdi Mouawad.

L’umano è un corridoio e ogni umano piange il suo cielo scomparso.

Avrei voluto esserci, tanto tempo fa, per difenderti, avrei voluto essere al tuo fianco e subire al tuo posto quello che ti hanno fatto subire. [...] Avrei voluto, mi sarebbe piaciuto darti forza e spensieratezza, ma non c'ero, non ancora, non ancora.
Gli umani sono soli. Malgrado la pioggia, malgrado gli animali, malgrado i fiumi e gli alberi e il cielo e malgrado il fuoco. Gli umani sono sempre sulla soglia. Hanno avuto il dono della verticalità, e tuttavia conducono la loro esistenza curvi sotto un peso invisibile. C'è qualcosa che li schiaccia. Piove: ecco che corrono. Sperano nella venuta delle divinità, ma non vedono gli occhi degli animali che li guardano. Non sentono il nostro silenzio che li ascolta. Prigionieri della loro ragione, la maggior parte di loro non faranno mai il grande passo dell'irragionevolezza, se non al prezzo di un'illuminazione che li lascerà esangui, e folli. Sono assorbiti da ciò che hanno sottomano, e quando le loro mani sono vuote, se le portano al viso e piangono. Sono fatti così.
Bisogna essere un umano per preferire le altre razze alla propria. Per quel che mi riguarda, non c'è niente che possa preferire agli esseri che mi sono simili. Era questa la nota stonata, nell'uomo dagli occhi invetriati. Odiava i suoi simili come se stesso.
Amarla, era amarla di più. Dirle tutto il suo amore gli era impossibile, perché nell'attimo in cui voleva dirle Ti amo, già la amava di più, e avrebbe dovuto ridirglielo e ripeterglielo per essere all'altezza di quel continuo, inebriante surplus. Non che le parole non fossero sufficientemente grandi, solo che non erano sufficientemente veloci.

Gli umani hanno il pallino dell’assenza: dicono Tizio è triste, ma tizio non c’è.
Dicono un giorno avrò il tempo, ma il tempo non c’è.

"Se il grido è continuo, niente sarà più visibile".
"Bingo! Ogni grido deve essere seguito da un silenzio perché se ne senta l'eco. Chi urla di continuo il proprio dolore non ne vedrà mai il volto, proprio come quelli che si ostinano a tacerlo. È la lezione dei pipistrelli: per vedere il volto di ciò che ti fa soffrire, devi fare del tuo dolore una collana che alterna perle di silenzio alle perle delle tue grida".
“Siamo tutti degli assassini, ma alcuni scelgono di esserlo. Questo è tutto. Un uomo ne uccide un altro. E allora? L’uomo non è forse anche lui un animale?”
La pioggia era cessata. Ho capito che non lo avrei mai più rivisto. La sua vita sarebbe svanita sulla soglia della mia porta come probabilmente era svanita molto tempo prima sulla soglia della sua infanzia. Si vedeva. Era così. Gli era necessario partire, lanciarsi in un inseguimento sfrenato per tentare di raggiungere un’ombra come si tenta di raggiungere se stessi.
“Allora ho saputo che quell'uomo, un tempo, in un modo che nessuno conosceva, aveva legato il suo destino a quello delle bestie.”