Abbiamo avuto il piacere di partecipare alla conferenza stampa di presentazione di “Conversazione su Tiresia. Di e con Andrea Camilleri” che dopo aver incantato il pubblico al Teatro greco di Siracusa l’11 giugno scorso e al cinema per un evento di tre giorni, arriva adesso in prima serata su Rai 1.
A moderare l’incontro Carlo Degli Esposti che, pronti via, ha dato la parola a Valentina Alfery, ideatrice del progetto, per parlare della sua genesi e dei timori, legati all’età anagrafica di Camilleri.
“L’avventura di Tiresia ha avuto inizio da un mio incontro con il regista Roberto Andò. Quando ho incontrato invece Andrea Camilleri per proporgli l’idea di lavorare con noi credevo che non fosse interessato, e invece… Il progetto era rischioso, data l’età anagrafica di Andrea, ma lui ha dimostrato, una volta di più, la sua forza e la sua straordinaria giovinezza, che ha incantato il pubblico.”
La speranza è proprio che il pubblico possa provare almeno in parte le grandi emozioni di chi ha avuto la fortuna di assistere allo spettacolo dal vivo.
“Spero che il film possa rendere, almeno in parte, le grandi e irripetibili emozioni vissute da noi tutti al Teatro Greco di Siracusa. Durante l’esibizione di Andrea regnava un assordante silenzio, al punto da poter sentire i grilli. Quattromila persone erano concentrate e rapite dalle parole di questo “giovane” attore. La magia del teatro si è materializzata grazie a lui.”
La parola è passata proprio ad Andrea Camilleri che ha raccontato l’esperienza di “Conversazioni su Tiresia”.
“Sono un impiegato della scrittura. Negli ultimi 40 anni non ho mai preso un giorno di vacanza da questo lavoro, e da quando sono diventato cieco costringo Laura Paceli, mia storica collaboratrice, a un duro lavoro di battitura. Dopo la performance al Teatro greco sono partito per le vacanze in Umbria, per riposarmi e scaricare la tensione. Questa sfida recitativa mi aveva coinvolto ed esaltato così tanto da avere molta adrenalina da smaltire. Sono stato beatamente pigro fino al mio rientro a Roma.”
Ma perché Tiresia?
“Ho scelto Tiresia perché era un argomento stimolante sia a livello drammaturgico che personale. Non avevo idea di quanto materiale fosse disponibile su questo personaggio – Laura mi ha portato una cosa come quattro faldoni. È stata una sfida con me stesso a livello umano oltre che autoriale, essendo nella stessa condizione del mio personaggio. L’uomo Tiresia e successivamente il suo personaggio hanno attraversato i secoli. Nessuno come lui ha un percorso letterario tanto ampio e trasversale. Partendo dall’Odissea di Omero, per toccare la letteratura italiana e europea, ma anche americana.”
Camilleri ha raccontato anche le difficoltà di questa sfida, portata avanti con l’obiettivo di costruire una vera e propria conversazione tra amici.
“Sono stati tre mesi di duro e profondo studio, alla ricerca dei punti più interessanti della vita di questo incredibile personaggio. La cosa più complicata quanto importante è stata quella di trovare il giusto tono narrativo e interpretativo in modo che io e Tiresia potessimo diventare una sola persona. Volevo creare le condizioni perché questo spettacolo fosse percepita e sentita dal pubblico come una “Conversazione tra amici”. Credo d’esserci riuscito.”
La parola è passata poi al regista dello spettacolo, Roberto Andò, che ha parlato di com’è stato lavorare con Camilleri.
“È stata prima di tutto un’esperienza umana, prima che registica, straordinaria. Ho vissuto, credo, l’esperienza emotiva più importante della mia vita. Andrea si è sottoposto a questa fatica con disciplina e passione, nonostante fosse alto il rischio, soprattutto a livello fisico. Ho potuto assistere con stupore e curiosità ad alcune giornate di scrittura da parte di Andrea. Ho visto crescere e svilupparsi la perfetta e armoniosa fusione tra Andrea e il personaggio Tiresia. Se il progetto è riuscito il merito è di Camilleri, che gli ha dato un’anima.”
Insomma, la scommessa di Andrea Camilleri e di tutti gli altri è stata sicuramente vinta. E sulla possibilità di bissare lo spettacolo in futuro, lo scrittore ha le idee chiare…
“Perché no. Ma dovrei fare un adeguato e specifico ritiro yoga. Come ho detto prima è stato un grande impegno emotivo prima che fisico. Ho insegnato teatro per 40 anni. Ho scritto di teatro, cinema e TV avendo, inevitabilmente, un costante rapporto con gli attori. Per fare questo spettacolo ho attinto alla mia esperienza passata.”