“Alive in France”: in tour con Abel Ferrara e la sua rock band

Ritratto sincero e inedito del bad boy di Hollywood, regista famoso per i suoi film provocatori

Un film di Abel Ferrara. Con Mia Bablalis, Anastasia Balan, Laurent Bechad, Richard Belzer, Joe Delia. Documentario musicale, 79′. Francia 2017

Cronaca irregolare del tour francese di Abel Ferrara e della sua rock band, organizzato dalla Cinémathèque de Toulouse, tra dietro le quinte, esibizioni e confessioni davanti alla macchina da presa.

 

Ottobre 2016, Francia. Il regista italoamericano Abel Ferrara decide di compiere un passo azzardato quanto interessante e coraggioso: accendere la luce su di sé. Così facendo mostra al pubblico – nel suo documentario “Alive in France”, presentato al Festival di Cannes 2017 – tutti gli aspetti della sua vita, dall’amore all’arte fino alle zone d’ombra.

In occasione del Festival organizzato in Francia per celebrare la sua opera cinematografica, Ferrara, considerato unanimemente un ribelle e un bad boy, si esibì con la sua rock band in una serie di concerti che documentò, insieme alla vita fuori dal palcoscenico.

In una giustapposizione di flussi di coscienza e materiale d’archivio, il regista e protagonista si lascia andare a un racconto sincero, che include anche passaggi dolci – come quelli che riguardano il rapporto con la figlia oppure la relazione con la giovane moglie Cristina Chiriac.

“Alive in France” (titolo tutt’altro che casuale, con il suo rimando alla vitalità e alla passione) lascia il segno, e come detto all’inizio, è un progetto coraggioso, una vera e propria porta aperta da Ferrare sulla sua vita. Arriva nei cinema italiani dal 19 al 22 maggio.

Abbiamo imparato a conoscerlo come regista di film provocatori, ma questo documentario è un manifesto di un artista e della sua arte. Principalmente si parla di musica ma c’è spazio anche per dipenze, cattive abitudini e, in generale, un lato da Mr. Hyde del bad boy hollywoodiano.

Un documentario complesso, vero e realistico che merita assolutamente di essere visto, per poter apprezzare a 360° un personaggio che è, prima di tutto, umano. Un ritratto sincero e spietato, che rimanda un’immagine inedita di Abel Ferrara.