di Rosalba D’Adamo
Fino al 21 giugno sarà possibile visitare la mostra dedicata al grande artista bolognese Giorgio Morandi. A fare da cornice alla retrospettiva lo spazio suggestivo del complesso del Vittoriano di Roma.
La mostra, quasi un’antologica, comprende una selezione interessante delle opere del pittore, da quelle risalenti al secondo decennio del novecento fino alle ultime, dipinte nel periodo precedente la morte di Morandi, a 74 anni, nel 1964.
Emerge un’esistenza dedicata completamente alla pittura, dal primo approccio al futurismo, quando inizia a studiare all’Accademia di Bologna all’età di 17 anni, alla ricerca di uno stile personalissimo che lo contraddistinguerà poi per tutta l’esistenza.
Morandi non cede mai al figurativismo e alla decorazione pittorica. Testimonia una chiusura progressiva nell’espressione razionale e chirurgica dello spazio puro. Le sue famose bottiglie dai lunghi colli, che il pittore riempiva e copriva di gesso al fine di evitare qualsiasi riflesso di luce, sembrano guglie aguzze che si ergono verso l’alto, testimoni di una instancabile ricerca interiore.
Scorrendo le opere, si assiste a un inesorabile allontanamento da qualsiasi lusinga. Le figure sono tutt’uno con lo spazio che le contiene, senza alcuna contestualizzazione.
Pur nella sua unicità, si compendia in Giorgio Morandi il suo tempo di formazione: nei paesaggi, esclusivamente ispirati alla sua residenza di Grizzana e al cortile della sua casa bolognese di via Fondazza scorgiamo la luce soffusa di Ardengo Soffici; alcune piazze ci rimandano alla metafisica di Giorgio De Chirico; alcune vedute di tetti ci ricordano le “Case all’Estacque” del giovane Pablo Picasso.
Le opere sono divise in autoritratti, paesaggi, nature morte, conchiglie – quest’ultime risalenti al periodo che segue la seconda guerra mondiale e che testimoniano la grande opera di “scarnificazione concettuale” sino ad arrivare al fossile.
La scarnificazione progressiva del segno che lascia il posto alla forma pura spogliata del suo significato convenzionale, della sua identificazione come oggetto, lascia intravedere una personalità particolare nel Maestro, ex direttore didattico delle scuole elementari voluto da Benito Mussolini negli anni ’30, che si affermerà poi con partecipazioni a esposizioni in tutto il mondo, fino a diventare titolare della cattedra di incisione all’Accademia di Belle Arti di Bologna, carica ottenuta per “chiara fama”.
Le opere esposte provengono da luoghi d’eccezione come il Museo Morandi di Bologna, la Fondazione Spadolini a Firenze, La Galleria degli Uffizi, la Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma , il MART di Trento, il Centre Pompidou di Parigi.
Un percorso attraverso l’arte di Morandi, per rivivere il percorso di formazione della sua estetica e di definizione della sua personalità pittorica.