L‘eterna lotta tra il Bene e il Male giunge alla conclusione – almeno per il momento? – in “Abhorsen” di Garth Nix, edito da Fazi, terzo e conclusivo capitolo della trilogia fantasy del Vecchio Regno.
Dopo secoli di cattività, il Distruttore sta per tornare libero: Orannis non è più imprigionato nelle profondità della terra e sta cercando di spezzare l’ultimo vincolo che gli impedisce di esercitare i suoi terribili poteri. Mentre il Vecchio Regno cade ancora una volta nell’oscurità e nel terrore, la popolazione può confidare solo nell’Abhorsen, flagello dei morti. Ma Sabriel si è recata ad Ancelstierre insieme a suo marito il re e nessuno ha più ricevuto loro notizie.
Soltanto Lirael, erede alla carica di Abhorsen, ha qualche possibilità di fermare Orannis, anche se non ha idea di come fare. Fino a poco tempo fa era semplicemente un’assistente bibliotecaria, che speranze può avere di salvare il mondo? Guidata da una visione delle Clayr, decide di mettersi in viaggio insieme ai suoi fidati compagni – Sameth, la Canaglia e Mogget – per cercare ovunque, sia nel regno dei vivi che in quello dei morti, qualcosa che la aiuti a fermare il Distruttore.
Ma tra mostri d’ombra e malvagi negromanti, sembra che Nicholas, il migliore amico di Sameth, si sia lasciato manipolare dai poteri di Orannis e stia collaborando con lui. Che possibilità ha una giovane donna di sconfiggere un potere in grado di distruggere la vita stessa?
“Abhorsen” riprende il racconto esattamente dove ci eravamo interrotti in “Lirael”, in una continuità perfetta da romanzo spezzato in due metà piuttosto che da due storie almeno in teoria indipendenti. Nix non ha bisogno di riannodare i fili, deve solo riprendere il racconto. Lo fa bene, dimostrando ancora una volta che in certi casi la semplicità paga più di qualunque artificio complesso.
Un fantasy classico, che procede esattamente come il lettore si sarebbe aspettato – al netto di qualche colpo di scena, concentrato sul finale. C’è eroismo, dramma, qualche momento toccante e qualche tocco di leggerezza, affidata quasi esclusivamente alle battute dell’enigmatico gatto Mogget. Il lettore non dubita mai della buona riuscita della missione di Lirael e compagni, per quanto le cose si mettano via via sempre peggio. Ma non è questa una caratteristica intrinseca del genere?!
La protagonista e Sam sembrano aver raggiunto una certa stabilità già nel secondo romanzo, e non è che qui regalino grandi sussulti. Sabriel e re Touchstone sono ridotti al ruolo di comparse di lusso (purtroppo). La principessa Ellimere compare a malapena, e alla fine il tutto si conclude sapendo di lei molto poco. Oltre a Mogget e alla Canaglia, a spiccare è il personaggio di Nicholas, consumato fisicamente ed emotivamente dal negromante e dal Male, confuso, poi combattuto e scisso. Le parti a lui dedicate sono tra le più drammatiche, e probabilmente le più riuscite.
Tra gli altri passaggi che restano impressi, quelli dove si parla del dramma dei profughi e poi il racconto puntuale della discesa di Lirael e della fedele Canaglia attraverso le Porte del regno dei morti e le corrispondenti zone, fino alla fantomatica Nona Porta.
Con “Abhorsen” si chiude un cerchio, ma l’Epilogo fa pensare che potrebbe esserci un “futuro” per questi personaggi e questa storia – e in effetti è proprio così! Garth Nix ha infatti scritto un prequel alla trilogia (“Clariel”, 2014) e poi altri due romanzi (“Goldenhand”, 2016; “Terciel and Elinor”, 2021), oltre a svariati racconti. Non ci resta quindi che aspettare, per vedere se Fazi proseguirà nell’opera di pubblicazione.