Genio, visionario, pigro, controverso: del regista e attore americano Woody Allen ognuno di noi si è fatto, negli anni, una propria idea. Idea rinsaldata dal gossip e dalla cronaca, e naturalmente dai personaggi dei suoi numerosi film.
In “A proposito di niente”, pubblicato da La nave di Teseo in Italia il 23 marzo, nonostante le molte polemiche che ne hanno funestato l’uscita negli Stati Uniti, Allen racconta la sua vita con ironia, sincerità e la consueta dose di confusione.
“Misantropo ignorante, patito di gangster”, nato a Brooklyn nel 1935, Allen ha iniziato la sua carriera nello spettacolo a sedici anni, scrivendo battute per un giornale di Broadway, e ha continuato a scrivere per la radio, la televisione, il teatro, il cinema e il New Yorker. Ha lasciato la stanza dello scrittore decenni fa per diventare comico nei locali notturni e, da allora, un regista conosciuto in tutto il mondo.
Durante sessant’anni di cinema, ha scritto e diretto cinquanta film, recitando in molti di essi. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali, diverse statue sono state erette in suo onore (qualcosa di cui non riuscirà mai a capacitarsi) e i suoi film sono stati studiati nelle scuole e nelle università di tutto il mondo.
Nell’autobiografia, Allen racconta non solo del suo cinema e del suo lavoro – sul set è una figura rassicurante, che lascia grande libertà agli attori -, ma anche dei suoi amori e delle sue amicizie. Sullo scandalo che l’ha travolto trent’anni fa viene detto poco di nuovo, se non una grande verità: “Se si viene infangati una volta, lo si resta per sempre”.
Woody Allen si conferma grande narratore. “A proposito di niente” è un libro ironico, dove si ride spesso e non si perde mai il filo. Un libro “di parte”, forse, inevitabilmente, ma che comunque consiglio a tutti gli appassionati di cinema e anche ai semplici curiosi.