Non c’è niente di male ad ammetterlo: probabilmente non prestate molta attenzione ai colori che vedete intorno a voi. Ci sono da sempre, e questo porta a darli quasi per scontati.
Cosa c’è di tanto speciale nel blu dei vostri jeans o nel marrone del quadro che avete comprato in un negozio di antiquariato?
I colori, invece, hanno delle storie strambe e bizzarre da raccontarci – ad esempio sapevate che i legislatori francesi ed europei hanno dovuto essere molto circospetti, vista la pericolosità di alcune nuance, ad esempio i verdi?
Oggi ci sentiamo artistici. Riprendendo un pezzo dell’Huffington Post ecco allora 8 cose sui colori che probabilmente non sapete e che sembrano troppo strane per essere vere. Ma lo sono, ve lo garantiamo.
1. Da cosa deriverà mai la definizione bruno mummia? Proprio così: questo marrone caldo e ambrato, tanto amato nei secoli scorsi in particolare dai preraffaelliti, deriva dalla macerazione di mummie egizie, sia umane che animali, con resine e mirra, tutti materiali un tempo reperibili in farmacia. Oggi il colore viene realizzato in altri modi, non per motivi ideologici ma per mancanza di… mummie da utilizzare.
2. Nell’antichità, e in particolare presso i fenici, il color porpora era associato al lusso e al potere. Solo imperatori, sacerdoti e senatori, infatti, potevano indossare abiti e stoffe di questa nuance. Strano a dirsi, però, il procedimento di tinteggiatura doveva assolutamente avvenire fuori dalle mura cittadine perché l’odore che si diffondeva era decisamente nauseabondo. Per arrivare al pigmento, infatti, venivano pescati nel Mediterraneo molluschi gasteropodi che venivano lasciati macerare in grandi bacinelle… fino alla putrefazione!
3. Sullo stato mentale di Vincent Van Gogh si è sproloquiato all’infinito: si cercano cause, motivazioni, situazioni ambientali che possano avere influito sull’attività del grande artista olandese. Una delle teorie emerse è quella che vede il giallo di cromo – colore ampiamente usato da Van Gogh – quale concausa della sua pazzia. Il giallo di cromo contiene infatti ossido di piombo che, a seguito di lunghe esposizioni, può portare a gravi casi di intossicazione (saturnismo) tra le cui conseguenze ci sono anche disturbi psichici.
4. I colori possono influenzare le prestazioni di un individuo? A quanto pare, sì. Gli studi di due università americane hanno infatti dimostrato che chi veste di rosso in competizioni sportive ha una percentuale di vittoria maggiore rispetto a chi veste di altri colori e che la presenza di luci rosse migliora le performance degli individui.
5. Se pensiamo alla pittura a spray ci vengono in mente scene di città contemporanee e street artist metropolitani all’opera… ma la tecnica è in realtà molto più antica. Esempi di questo tipo di pittura sono stati trovati nelle grotte di Lascaux, il complesso di caverne con affreschi risalenti al Paleolitico superiore. Certo, il metodo non era quello odierno, ma l’idea è la stessa: i colori venivano spruzzati sulla parete con la bocca o con l’utilizzo di piccoli attrezzi come cerbottane di legno o di ossa. Geniale!
6. Il colore dei blue jeans è stato prodotto per la prima volta in Nord America da una donna di 21 anni, Eliza Lucas. Intorno alla metà del ‘700, dopo diversi tentativi, la giovane riuscì infatti a coltivare la pianta da cui venne estratto il pigmento che, due secoli più tardi, diede colore al capo d’abbigliamento simbolo per eccellenza della modernità.
7. Siamo sicuri che la tesi secondo cui Napoleone morì a seguito di un’intossicazione da arsenico sia errata? Nessuna teoria del complotto, tranquilli. La presenza sulle pareti della sua camera da letto sull’isola di Sant’Elena del cosiddetto verde di Scheele – contenente arsenico di rame, altamente tossico – ha portato diversi studiosi a pensare che questa possa essere stata la causa della morte del grande condottiero francese.
8. Ci sono colori realizzati con procedure davvero disgustose. È il caso, per esempio, del madder red, un rosso proveniente dalla Turchia e utilizzato soprattutto nel XVIII secolo, anche dallo storico laboratorio manifatturiero dei Gobelins che realizzò tra le altre cose gli arazzi per gli appartamenti di Luigi XIV. Per creare il colore si univano sangue di bue e concime di mucca o pecora, insieme a diversi oli. Quando si dice uno strano miscuglio per le stanze reali.