Tommaso Arnaldi ha iniziato la carriera di attore e sceneggiatore studiando al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, ma si è poi spostato a New York, dove ha frequentato il Tribeca Film Center, e in giro per l’Europa, dove ha seguito diversi seminari.
Estremamente poliedrico, quando si tratta di recitazione, ha interpretato il ruolo di Mario nella fiction “I liceali 3” ma è apparso anche in altre serie italiane di rilievo come “I Cesaroni”, “Distretto di Polizia”, “Ris Roma”.
Al cinema ha recitato in “Fat Cat”, una commedia gangster ambientata tra l’Italia e l’Inghilterra, “Hybris”, thriller soprannaturale di cui è anche sceneggiatore, e “Twins” di Lamberto Bava, una coproduzione internazionale in lingua inglese che annovera nel cast professionisti del calibro di Gerard Depardieu.
Ti sei formato artisticamente al Centro sperimentale di cinematografia e poi in America e in Europa. Cosa pensi dei colleghi che vantano nel proprio curriculum solo la partecipazione a un talent show o a un reality? Bella presenza davanti alle telecamere e apprezzamento – magari poco duraturo – da parte del pubblico bastano per iniziare la carriera di attore?
Penso che ogni persona abbia il suo percorso artistico. Il mio è stato quello di studiare molto, inizialmente, e poi fare tante esperienze di vita. Alla fine dei conti il proprio valore si dimostra sul lavoro. Esistono bravissimi attori che non hanno fatto scuole e pessimi attori che ne hanno fatte mille. L’importante è cercare costantemente di superare i propri limiti.
Nella serie tv “I liceali” hai interpretato Mario Rossetti, il pagliaccio della classe, che nascondeva però dietro battute e comportamento esuberante le sue fragilità, e l’amore per Chiara (Carlotta Tesconi). Quanto c’era di te in quel personaggio? E come è stato lavorare con tanti coetanei? Un po’ come tornare davvero a scuola?
Come in ogni personaggio che interpreto, anche in Mario c’era tanto di me. La goffaggine, l’incapacità di restare serio, la paura di non essere accettato, ma anche l’energia e l’entusiasmo nei confronti della vita. È stata un’esperienza magnifica. Eravamo veramente una “classe” con tutte le dinamiche in essa presenti.
Adesso sei invece protagonista, insieme a Pino Insegno, della web serie “Mamanero”. Pensi che sia questo il futuro del settore? Una web series di livello può competere con le maxi produzioni per la tv e le reti private? E avendo vissuto in prima persona entrambi i mondi, quali credi che siano pregi e difetti di ciascuno? Il web, forse, può riuscire meglio a parlare ai giovani?
“Mamanero” è stata un’esperienza molto bella che spero continui! Credo che le web series stiano evolvendo naturalmente verso il settore pubblicitario. Come possiamo vedere nei canali YouTube o Facebook più importanti (The jackal), gli sketch vengono creati per pubblicizzare dei prodotti in maniera efficiente e creativa. Il futuro credo sia in la “tv online” come Netflix o AmazonVideo. Pregi e difetti sono difficili da elencare perché appartengano più ai singoli progetti che al mezzo di riproduzione.
Tv, web ma anche cinema, con la commedia gangster “Fat Cat”, l’horror “Hybris” e il film “Twins” di Lamberto Bava. Prima di tutto ti chiediamo, dove si sente più a suo agio Tommaso Arnaldi? E com’è stato invece lavorare a “Twins”, una coproduzione internazionale che annovera nel cast professionisti del calibro di Gerard Depardieu?
Faccio l’attore perché mi piace cambiare punto di vista, quindi non ho un “genere” che preferisco, ogni progetto è una sfida e ogni personaggio un mistero. Lavorare con Lamberto Bava è stato incredibile. Sono cresciuto vedendo “Demoni” ogni volta che potevo e per me è stato un sogno che si è trasformato in realtà, è un regista eccezionale che sa quello che vuole e sa come tirartelo fuori.
Fare l’attore: cosa non può mancare per riuscirci? E cosa ti sentiresti di consigliare a un giovane collega che sogna di intraprendere questa strada professionale
Determinazione. Se veramente si vuole qualcosa, bisogna essere disposti a non mollare e accettare sempre le critiche costruttive.