di Valentina Biondini
Il 5 dicembre 1901 nasceva a Chicago, in Illinois, quarto di cinque figli, Walter Elias Disney, meglio conosciuto come Walt Disney, uno dei principali cineasti del XX secolo, riconosciuto come uno dei padri dei film d’animazione.
Ma cosa sappiamo davvero di questo grandissimo disegnatore, imprenditore e produttore, che ha dato vita con la sua matita e con la sua visione illuminata ad alcuni dei personaggi che hanno popolato le infanzie (e non solo) di tutti, e ha creato un vero e proprio marchio dell’intrattenimento e un impero a misura di bambino?
Prendendo spunto da un pezzo pubblicato su mental_floss, scopriamo insieme 15 curiosità sulla vita dell’uomo che si cela dietro al mito dell’animazione.
1. VESTÌ I PANNI DI PETER PAN IN UNA RECITA
La storia di Peter Pan aveva di sicuro un posto speciale nel cuore di Walt Disney: non rimandava solo al film di successo del 1953, ma aveva il potere di riportarlo indietro alla sua infanzia. Da piccolo, infatti, impersonò il “bambino che non voleva crescere” in una recita scolastica. Più tardi rivelò che era suo fratello Roy a manovrare la corda che lo sollevava sopra al palco, a simulare il volo. E ciò a riprova del ruolo fondamentale svolto da Roy nella sua vita.
2. ABBANDONÒ GLI STUDI
Aveva appena 16 anni quando, intenzionato a fare la sua parte nella Prima guerra mondiale, lasciò la scuola per unirsi al Corpo della Croce Rossa. Ma poiché non aveva l’età minima richiesta (17 anni), falsificò la sua data di nascita. Nonostante lo sforzo profuso, però, non vide molta azione: fu mandato in Francia sul finire del 1918 poco dopo la firma dell’armistizio che segnò la fine delle ostilità. Malgrado ciò, prestò aiuto dove poté, ad esempio scortando gli ufficiali della Croce Rossa, prima di venire dispensato dall’incarico nel 1919.
3. ARRIVÒ A UN PASSO DAL VENDERE ASPIRAPOLVERE PORTA A PORTA
Nel 1923 Walt raggiunse Roy a Los Angeles per provare a intraprendere una carriera nel mondo dell’animazione. All’epoca Roy vendeva aspirapolvere porta a porta per sbarcare il lunario e incoraggiò il fratello a fare altrettanto. Il giovane Walt stava considerando la proposta, ma prima di venir risucchiato dal sistema, una compagnia di New York lo ingaggiò per girare cortometraggi.
4. MICKEY MOUSE NON È STATA LA SUA PRIMA CREAZIONE
Nel 1927, la Universal propose a Disney e al suo disegnatore capo, Ub Iwerks, di creare un personaggio per loro; il risultato fu Oswald the Lucky Rabbit. Il personaggio riscosse un gran successo (corredata da un ampio merchandising), così, l’anno seguente, forte di questo risultato, Disney si recò a New York per rinegoziare il contratto che aveva con il suo produttore, Charles Mintz. Questi, dal canto suo, aveva ben altri piani: era infatti intenzionato a tagliargli il budget. E, come se non bastasse, lavorava sottobanco per rubargli i disegnatori. Alla fine, la Universal si aggiudicò i diritti su Oswald e Disney lasciò New York sentendosi un uomo finito. Ma tutto stava per cambiare – sul treno che lo riportava in California, abbozzò un personaggio che certamente avrebbe eclissato Oswald in popolarità: Mickey Mouse (alias, Topolino). Per la cronaca, la Disney ha riacquistato il controllo dell’ormai sconosciuto primo personaggio nel 2006, quasi ottant’anni dopo averlo ceduto.
5. NON ERA LUI A DISEGNARE MICKEY…
O meglio, lo fece solo all’inizio. Dopo il 1928, infatti, Disney non si occupò più dell’animazione, concentrandosi, invece, sullo sviluppo delle storie e sulla direzione. Lasciava che fossero Ub Iwerks e o suoi collaboratori artistici a fare “il lavoro sporco”. In effetti, è probabile che lo disegnasse soltanto sugli autografi, dietro richiesta dei fan.
6. … MA GLI PRESTAVA LA VOCE
Dal 1928 al 1947 – anno in cui Jimmy MacDonald prese il suo posto – prestò la voce al topo più famoso del mondo. E, anche dopo questa data, continuò a doppiarlo in alcuni spezzoni trasmessi al Mickey Mouse Club.
7. ACCOMPAGNAVA LE FIGLIE A SCUOLA OGNI GIORNO
A dispetto del fatto che avesse autisti, una governante e un numero imprecisato di altre persone a sua disposizione, Disney traeva un enorme piacere nell’accompagnare le due figlie a scuola, ogni giorno. E le viziava sfacciatamente, come reazione – secondo lo storico Steve Watts – alla severa educazione che aveva ricevuto lui da piccolo.
8. AVEVA UN APPARTAMENTO SEGRETO A DISNEYLAND
Ed è ancora lì, proprio sopra la stazione dei pompieri. Di solito non è aperto al pubblico, ma occasionalmente vengono fatti fare dei tour ai visitatori vip. L’arredamento è rimasto lo stesso, inclusa una lampada visibile dall’esterno attraverso una finestra. Viene sempre lasciata accesa a significare che Disney è nel parco.
9. LA SUA CANZONE PREFERITA ERA “FEED THE BIRDS”
Nel corso degli anni, si sono susseguite tantissime canzoni di successo nei film della casa di produzione, ma la sua preferita era “Feed the birds”, la canzone della signora dei piccioni in Mary Poppins – l’intramontabile classico del 1964 di cui è in cantiere il remake. Stando a quanto rivelato dal compositore Richard Sherman, Disney spesso si fermava nell’ufficio dei fratelli Sherman, di venerdì pomeriggio, e chiedeva loro di eseguire solo per lui quel brano. «Amava quella canzone e sapeva che era il cuore pulsante dell’intero film», ha dichiarato Sherman.
10. TROVAVA IL GOFL TUTT’ALTRO CHE RILASSANTE
Sebbene siano molte le persone che giocano a golf per rilassarsi, Disney non era una di queste. Dopo aver abbandonato il polo dietro consiglio del suo medico, tentò col golf, alzandosi alle 4:30 del mattino per giocare nove buche prima di andare a lavoro. Ma trovò il gioco così frustrante da abbandonarlo per un altro sport: le bocce.
11. SI SENTIVA RESPONSABILE PER LA MORTE DELLA MADRE
Diventato un uomo di successo, regalò ai genitori una casa nuova. E quando avevano bisogno di qualche lavoretto, mandava loro i suoi tecnici direttamente dagli studios. Così avvenne anche nel 1938, quando ebbero un problema con la caldaia. Purtroppo, però, la sua squadra non riparò il guasto a dovere e sua madre, Flora Call Disney, morì per un’intossicazione da monossido di carbonio, all’età di 70 anni. Anche suo padre si sentì male, ma sopravvisse. Sharon, una delle sue figlie, rivelò che anche molti anni dopo il tragico evento, gli era ancora quasi impossibile parlare dell’accaduto.
12. HA FATTO DELLA GOVERNANTE UNA DONNA RICCA
Thelma Howard fu la governante e la cuoca dei Disney per trent’anni. Fu assunta nel 1951 e divenne subito parte della famiglia. Si accertava sempre che il frigo fosse ben fornito di hot dog – Disney, infatti, amava mangiarli freddi come snack quando tornava a casa dal lavoro. Ogni anno, come regalo di Natale, riceveva dal suo capo delle azioni della compagnia. Non ci fece mai nulla, ma alla sua morte, nel 1994, era diventata multimilionaria. Lasciò in eredità ai bambini poveri e disabili circa 4,5 milioni di dollari e quasi la stessa cifra a suo figlio (anch’egli disabile).
13. ERA FISSATO COI TRENI
Disney aveva il pallino dei treni, tanto da esporne un elaborato esemplare nel suo ufficio che si divertiva a far correre per i suoi ospiti. Nel 1948 costruì un modello in scala 1 a 8 nel suo cortile, con una pista lunga mezzo miglio. Lo definiva la ferrovia di “Carolwood Pacific”.
14. UNO DEI SUOI ULTIMI APPUNTI È MISTERIOSO
Poco prima di morire, Disney scrisse “Kurt Russell” su un pezzo di carta. L’appunto fu trovato sulla sua scrivania e, secondo lo storico Dave Smith, fu tra gli ultimi suoi scritti. All’epoca Russel era un attore bambino semi-sconosciuto che lavora per gli studios, ma nessuno ha idea del significato di quell’appunto – nemmeno lo stesso Russel.
15. IL SUO CORPO NON È CONSERVATO CRIOGENICAMENTE
Bob Nelson, l’ex presidente della Società Criogenica della California, ha fatto un’ottima osservazione: se Disney fosse stato il primo uomo criogenicamente conservato, la società non l’avrebbe tenuto nascosto perché, con il ritorno di pubblicità, avrebbe fatto grandi affari. In realtà, fu cremato e sepolto al cimitero di Forest Lawn a Glendale. La sua tomba si trova in un’area pubblica e le persone possono andare a visitarla. È probabile che la diceria sia stata messa in giro da Ward Kimball, uno dei leggendari disegnatori della Disney, che aveva un senso dell’umorismo alquanto macabro.