“Wonder”: un film che parla a tutti delle differenze che rendono unici

Dal best-seller di R. J. Palacio una favola moderna dove brilla la stella del giovane Jacob Tremblay

Un film di Stephen Chbosky. Con Julia Roberts, Jacob Tremblay, Owen Wilson, Mandy Patinkin, Ali Liebert, Daveed Diggs. Drammatico, 113′. USA, 2017

Data di uscita italiana: 21 dicembre 2017

Non c’è bambino che abbia letto il romanzo “Wonder” della scrittrice americana R. J. Palacio che non abbia cercato di immaginarsi il volto del piccolo protagonista, Augustus Pullman detto Auggie. Il bambino soffre della sindrome di Treacher Collins, una patologia che trasforma il viso di chi ne è colpito in una sorta di quadro di Picasso, e il romanzo inizia con il suo ingresso in una scuola pubblica, dopo un’infanzia passata a studiare in casa a causa delle lunghe degenze ospedaliere e delle molteplici operazioni chirurgiche. Auggie è terrorizzato all’idea di confrontarsi con quei bambini “normali” che in passato hanno spesso reagito con scherno o paura al suo aspetto fisico, ma può contare sul sostegno di due genitori coraggiosi e pieni di attenzioni per questo figlio dotato di grande intelligenza e senso dell’umorismo.

 

Essere cinico fino all’ultimo, oppure regolarsi un po’, anche in virtù del fatto che mancano pochi giorni a Natale? Credere che anche nel 2017 le favole possano diventare realtà, oppure constatare con estremo disincanto che solo al cinema certe storie hanno diritto di cittadinanza, c’è poco da fare?

Il vostro cronista è preda di dubbi amletici, di emozioni controverse neanche fosse un novello Innominato di manzoniana memoria, davanti al compito di scrivere la recensione di “Wonder” di Stephen Chbosky, tratto dall’omonimo romanzo di successo.

Non si tratta di un brutto film – tagliamo la testa al toro! -, anzi, sarà probabilmente il titolo più gettonato dalle famiglie nel periodo delle feste, almeno da quelle che vogliono evitare l’animazione.

Allora qual è il mio problema, vi starete chiedendo perplessi? A dire la verità, solo uno. Come devo considerare, e quindi trattare, “Wonder”? Come una commovente favole moderna, che porta quindi a sospendere ogni forma di giudizio e raziocinio? Oppure come una storia vera, che ci ricorda ancora una volta quanto orribile e brutale possa essere la vita di tutti i giorni?

Protagonista della storia, comunque la si voglia interpretare, è Auggie Pullman, 10 anni, affetto dalla sindrome di Treacher Collins, che porta a una radicale alterazione della struttura ossea del volto di chi ne soffre, che nei casi più gravi arriva a somigliare a un quadro di Picasso.

Dopo aver studiato a casa per tutta la vita, Auggie è pronto a iniziare la scuola media e a mostrarsi ai compagni e al mondo. Il film non è altro che il diario di bordo di un anno vissuto tra alti e bassi dal nostro giovane e coraggioso eroe, che privo dello scudo materno dovrà trovare la forza e soprattutto il coraggio di dimostrare prima a stesso e poi agli altri che la sua “deformità” è un valore aggiunto piuttosto che un ostacolo.

“Wonder” può essere considerato come la versione edulcorata e buonista di “Elephant Man di David Lynch. Lo spettatore accompagna infatti il protagonista alla scoperta di questo nuovo e sconosciuto mondo che è la scuola, rimanendo colpito dalle dinamiche relazionali tra compagni di classe, tra rivalità, antipatie e bullismo.

Gli sceneggiatori hanno scelto di affrontare delle tematiche delicate soprattutto per i giovani con uno stile favolistico, che se da un lato è coinvolgente dall’altro lascia in chi guarda la sensazione di una storia molto costruita e poco realistica.

Ciò che rende “Wonder” interessante è un impianto narrativo che, pur avendo come cuore pulsante le vicende umane e scolastiche di Auggie, permette allo spettatore di conoscere la storia anche dalla prospettiva di alcuni giovani co-protagonisti di rilievo: Via (Vidovic), Miranda (Russell) e Jack (Will).

Dopo Auggie, è sicuramente Via Pullman – interpretata in modo convincente, talentuoso e inteso da Izabela Vidovic – il personaggio più bello e struggente del film. La sua prospettiva squarcia il buonismo imperante, mostrando la solitudine e la malinconia di una sorella maggiore che ama il fratello ma avrebbe voluto e vuole tutt’ora un po’ più di attenzioni di parte dei genitori.

Quando nacque Auggie mia madre mise in pausa la propria vita, mettendo al centro le esigenze di mio fratello, come fosse un Sole. Auggie è il sole e io ed i miei genitori siamo i pianeti che ruotano intorno a lui. Vorrei solamente che ogni tanto mamma guardasse me come fa con Auggie.

Julia Roberts è una mamma amorevole, instancabile e protettiva, ma la sua prova, per quanto solida, non colpisce più di tanto. Più significativa, anche se meno dominante, l’interpretazione di Owen Wilson.

Chiudiamo volutamente la recensione parlando della performance di Jacob Tremblay, senza dubbio l’attore del futuro. Dopo aver stupito critica e pubblico in “Room”, Jacob (11 anni) si è caricato sulle spalle la responsabilità dell’intero film, dimostrando naturalezza, presenza scenica, personalità e un grande talento.

Nonostante non siamo ai livelli interpretativi dell’esordio, il giovane attore entra completamente nel suo personaggio, sottoponendosi a una prova difficile e faticosa, anche sul piano fisico. Lo sforzo, però, è ripagato: lo spettatore infatti non vede più Jacob ma solo Auggie, che diventa un bambino reale, ironico, pungente, triste, capriccioso, con cui empatizzare.

Tirando le somme, e tornando ai miei dubbi iniziali, “Wonder” è probabilmente una favola moderna, ma ci insegna comunque ad avere fiducia nei giovani per un futuro più roseo del presente.

 

Il biglietto da acquistare per “Wonder” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto (con riserva). Sempre. 

 

Previous article“50 primavere”: una commedia piacevole che è un inno alla vita
Next articleWEEKEND AL CINEMA | 4 nuove uscite in sala dal 21 dicembre
Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here