Un film di Michael Bay. Con Mark Wahlberg, Anthony Hopkins, Laura Haddock, Stanley Tucci, Josh Duhamel, John Turturro, Gil Birmingham. Azione, 148’. USA, 2017

 

Avviso ai professori e più in generale agli amanti della storia: se decidete di vedere “Transformers – L’ultimo cavaliere”, magari accompagnando un parente o un amico entusiasta, fate un bel respiro e prendete un Malox prima di entrare in sala, perché potreste avere degli scompensi durante la proiezione.

Michael Bay e gli altri sceneggiatori, infatti, mai come in questo quinto episodio della saga giocano, irridono e riscrivono il passato, mescolando leggenda, mito e fantasy per realizzare un prodotto che divertirà i fan ma farà probabilmente storcere il naso ai critici e al pubblico meno di parte.

Chi scrive è stato, secoli fa, un bambino che amava giocare con i Transformers, i giocattoli trasformabili Hasbro che hanno ispirato i film. Ne “L’ultimo cavaliere” preparatevi perché la preda diventa eroe, gli eroi diventano i cattivi.

Gli Autobot, guidati dall’irreprensibile Optimus Prime, hanno difeso negli anni la Terra da invasioni aliene a ripetizione. I Decepticon di Megratron e gli antichissimi Creatori hanno dovuto battere in ritirata, sconfitti da Bumblebee e compagni.

Ma da dove arrivano i Transformers? La leggenda millenaria della loro esistenza, tramandata in segreto per proteggere il pianeta, sta per tornare alla luce a causa di una nuova minaccia che incombe sull’umanità.

Alla fine del quarto episodio avevamo lasciato Optimus Prime determinato a incontrare i suoi Creatori e disperso nello spazio. Intanto, sulla Terra, gli Autobot e Cade Yeager (Wahlberg) hanno alle calcagna la TRF, Transformers Reaction Force.

Quando un gruppo di ragazzini entra nell’area proibita di Chicago, dove ci fu una grande battaglia nel terzo capitolo della serie, Cade interviene a salvarli e riceve da un Transformer vecchissimo e moribondo un antico talismano, che gli si attacca addosso.

Yaeger e la giovanissima Izabella (Moner) sfuggono all’arresto e si rifugiano in una grande discarica di automobili, dove vivono diversi Autobot. Il governo sa che sta arrivando dallo spazio qualcosa di enorme e per fermarlo i suoi funzionari sono disposti a venire a patti con Megatron, liberando alcuni dei suoi più pericolosi Decepticon.

Questi danno la caccia a Yaeger, che viene però salvato dal robot maggiordomo Cogman, al servizio di Sir Edmound Burton (Hopkins) che intende svelare a Yaeger la storia segreta dei Transformers. Nel suo castello viene convocata anche la professoressa di storia e letteratura Vivian Wembley (Haddock), la cui dinastia è legata al mistero.

Nel mentre Optimus Prime, sul pianeta Cybertron, è stato soggiogato dalla divinità aliena Quintessa, i cui piani per la Terra sono semplicemente apocalittici.

Vi ricordavate una storia un tantino diversa? Il nostro consiglio è di non riflettere troppo sui singoli passaggi di questa sceneggiatura sicuramente bizzarra e caotica, rischiereste di perdervi il piacere di guardare un film memorabile nel suo genere.

“Transformers – L’ultimo cavaliere” è godibile, spettacolare, divertente, grandioso, al netto della messa al bando di ogni logica narrativa, storica e in parte anche recitativa.

Accettando queste condizioni di base, non potrete non essere coinvolti da una storia che spazia, con disinvoltura e leggerezza, da Re Artù alla Seconda guerra mondiale fino ai giorni nostri, senza avere timore di risultare inverosimile e a tratti risibile.

Michael Bay supera e sublima la sua idea di cinema in un film sicuramente lungo, pasticciato e caotico, ma che nel complesso si lascia guardare fino alla fine, nonostante le quasi tre ore.

Il cast di livello è guidato ancora una volta egregiamente da Mark Wahlberg, che dimostra d’avere sposato pienamente la filosofia della saga, non risparmiandosi neppure nelle più scene più ridicole e improbabili.

Merita una menzione speciale Sir Antony Hopkins, che nonostante il blasone, il talento e una reputazione da difendere, si è calato nel suo personaggio con ironia oltre che professionalità, infischiandosene d’apparire caricaturale e tragicamente grottesco.

“Transformers – L’ultimo cavaliere” ha tanti difetti e certamente leggerete tante stroncature, magari meritate. Ma a noi piace pensare che, dopo averlo visto, un giovane spettatore sarà spinto ad aprire un libro di storia, fosse solo per trovare delle conferme. Un gesto che ci spinge a dire che Michael Bay è un genio, anche come storico.

 

Il biglietto da acquistare per “Transformers – L’ultimo cavaliere” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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