“Tomb Raider”: la nuova Lara Croft fragile e combattiva

Alicia Vikander è l'eroina della storia, nel reboot della serie ispirata alla celebre serie di videogiochi

Un film di Roar Uthaug. Con Alicia Vikander, Dominic West, Walton Goggins, Daniel Wu, Alexandre Willaume-Jantzen. Azione, 118′. USA 2018

Prima che il destino la spinga sulle orme del padre, Lara Croft è una ventenne come tanta, che sbarca faticosamente il lunario incastrando vari lavoretti tra gli studi universitari. Pedala per vivere, fa consegne nell’East London e non accetta la verità che le è stata raccontata sul padre, scomparso da sette anni. Quando finalmente decide di indagare su quanto successo, imbocca una via da cui non c’è ritorno, che la trasformerà in una implacabile archeologa in azione.

 

Liberamente ispirato al penultimo capitolo del videogioco omonimo, uscito nel 2013, “Tomb Raider” abbandona lo sfarzo per raccontare le origini di un mito.

Se abbiamo imparato a conoscerla come una sensuale archeologa ricca e sempre pronta a tirar fuori la pistola, nel film di Roar Uthag Lara Croft è soltanto una ragazza, inesperta nel combattimento corpo-a-corpo e abile solo con l’arco.

Indipendente e sicura di sé, Lara riesce faticosamente ad arrivare a fine mese combinando vari lavoretti, e non accetta la verità che le è stata raccontata sulla sorte del padre, scomparso sette anni prima. Quando decide di indagare in prima persona su quanto successo imboccherà una strada senza ritorno, che la porterà a diventare un’implacabile archeologa.

Abbandonata la caratterizzazione robotica dei film con Angelina Jolie, Alicia Vikander trasforma l’eroina in una figura realistica, fragile e combattiva allo stesso tempo. A metà tra un’Indiana Jones in gonnella e la Katniss di “Hunger Games”, l’attrice svedese è bella e atletica e riesce a mettere intensità sia nelle scene fisiche che in quelle più “intellettuali”.

L’isola di Yamatai è affascinante, grazie anche alla bella fotografia e alla regia di Roar Uthag che non si risparmia in panoramiche d’effetto e inquadrature suggestive. Il regista ha occhio nella scelta della prospettiva più coinvolgente, e inoltre ogni tanto si arrischia anche in qualche piano sequenza interessante.

“Tomb Raider” apre una nuova fase per la serie, ma non si risparmia di attingere dalle avventure dei videogiochi, attraverso citazioni e sequenze. Il risultato è un film d’azione molto fisico, tra inseguimenti, scene di lotta, sparatorie e acrobazie.

Quello che viene sacrificato è l’elemento archeologico, il fascino della scoperta, le tombe, i reperti, le trappole micidiali, gli enigmi e quelle atmosfere alla “Lost” che hanno fatto la fortuna del gioco. La fase più contemplativa e suggestiva del film viene purtroppo risolta in maniera sbrigativa e poco soddisfacente.

 

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Federica Rizzo
Campana doc, si laurea in scienze delle comunicazioni all'Università degli studi di Salerno. Internauta curiosa e disperata, appassionata di cinema e serie tv, pallavolista in pensione, si augura sempre di fare con passione ciò che ama e di amare fortemente ciò che fa.

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