Un film di Jan Hrebejk. Con Zuzana Mauréry, Éva Bandor, Peter Bebjak, Monika Certezni, Tamara Fischer, Ina Gogálová. Commedia, 102′. Slovacchia, Repubblica ceca, 2016

Data di uscita italiana: 7 settembre 2017

 

Compagni, la corruzione, l’avidità e i favoritismi sono i principi marci su cui si basano le democrazie occidentali, guidate dagli Stati Uniti. Noi comunisti dobbiamo combattere questa malata ideologia, così che non possa infettarci. Compagni, uniti contro l’egoismo e il Dio Denaro. Solo il comunismo potrà garantire giustizia, equità e diritti ai lavoratori.

Prima della caduta del Muro di Berlino un qualunque militante comunista vi avrebbe potuto rivolgere parole simili, convinto della superiorità morale, politica e ideologica del Socialismo.

Oggi, invece, è difficile trovare qualcuno capace di sostenere tesi simili – a meno che non voglia poi essere accompagnato alla neuro più vicina.

Eppure chi ha avuto ed ha tutt’ora a cuore la causa della rivoluzione proletaria continua a pensare che la superiorità morale di chi professa un certo credo politico sia reale.

Ebbene, cari compagni e compagne, “The teacher” di Jan Hrebejk è il film giusto per voi, per iniziare la nuova stagione cinematografica e magari fare poi un bel dibattito vecchia maniera.

Ma è anche la pellicola – tratta da una storia vera – adatta per gli studenti, che potranno rivedersi in questa storia, se almeno una volta nella loro carriera accademica sono stato oggetti dei capricci e della cattiveria gratuita di qualche docente.

1983, Bratislava, allora Cecoslovacchia. Maria Dradzechova (Mauréry) lavora in un liceo e a vederla sembra l’insegnante che ognuno vorrebbe avere, l’aspetto solare ed eccentrico, lo sguardo rassicurante.

Ma un’insolita domanda posta alla scolaresca a inizio anno sembra stonare con questo quadretto. La compagna professoressa Maria chiede infatti ad ogni alunno di presentarsi e dire la professione dei genitori, così che lei possa prenderne nota.

Perché mai ha bisogno di questa informazione? Si scopre presto che a Maria non importa insegnare e formare le giovani leve, ma, abusando del proprio ruolo, ottenere vantaggi e favori dai genitori dei ragazzi.

Zuzana Mauréry, protagonista cinica e convincente della commedia “The teacher” (2016)

Preparatevi a una sorta di nemesi dell’Attimo fuggente. Se il compianto Robin Williams, con il professore John Keating, ha rappresentato il modello d’insegnate che ognuno vorrebbe incontrare, Zuzana Mauréry, con una performance straordinaria, cinica e disinvolta, regala l’incubo di ogni studente.

Gli sceneggiatori, con talento e creatività, partendo da una storia vera hanno creato un film che è al tempo stesso una commedia nera e una satira politica e sociale, che mette alla berlina le contraddizioni del comunismo e la pochezza di alcuni suoi esponenti.

“The teacher” è un piccolo gioiello drammaturgico, registico e recitativo, costruito come fosse un thriller, con lo spettatore che è coinvolto da questa storia tragicomica che si svela, attraverso flashback, al momento in cui i genitori vengono convocati dalla preside della scuola, stanca dei metodi poco ortodossi della Drazdechova.

Il cinismo non viene applicato solo alla descrizione del comunismo, ma anche a quella delle diverse tipologie di genitori. C’è chi per amore del figlio ha ceduto hai ricatti, chi ha lottato contro le ingiustizie.

Un film che vi farà sorridere, riflettere e allo stesso tempo arrabbiare, mettendo in luce ipocrisia, malcostume e limiti del sistema scolastico – validi in ogni società, non solo in questo caso.

Jan Hrebejk firma una regia di grande valore sul piano dello stile, della tecnica di racconto e dell’abilità di mettere in scena una storia in cui le uniche vittime sono gli studenti schiacciati tra due fuochi.

Il finale agrodolce rivela allo spettatore che i giovani possono raggiungere grandi traguardi, se stimolati e seguiti da bravi insegnati, ma anche che la “mala erba” sopravvive sempre, anche se ai regimi si sostituisce la democrazia.

 

Il biglietto da acquistare per “The teacher” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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