“The lodge”: un thriller-horror che indaga sul confine tra follia e morte

Una storia di delitto e castigo in un ambiente claustrofobico e tra paesaggi innevati e solitari

Un film di Severin Fiala, Veronika Franz. Con Riley Keough, Jaeden Martell, Lia McHugh, Alicia Silverstone, Richard Armitage. Drammatico, 100′. Gran Bretagna, USA 2019

Mia e Aiden sono fratello e sorella, lei poco più di una bambina, lui un adolescente, e da poco hanno perso la madre. Da sei mesi vivono con il padre Richard, il quale vorrebbe che i figli conoscessero meglio la nuova fidanzata Grace, di diversi anni più giovane e con alle spalle un passato traumatico. Per Natale Richard organizza una vacanza in una casa isolata nei boschi, ma viene richiamato in città da un impegno. Rimasti soli, Mia, Aiden e Grace sono costretti a passare il tempo insieme, circondati dalla neve e dentro una casa carica di misteri e tensione.

 

Per un figlio, partecipare al funerale della madre morta suicida e venire poi costretto dal padre a passare le vacanze di Natale con la futura matrigna si avvicina al massimo orrore emotivo. Pensare poi se la matrigna in questione è giovane, bella ma mentalmente instabile…

“The lodge” di Severin Fiala e Veronika Franz, presentato al Torino Film Festival dopo i fortunati passaggi al Sundance e al BFI, prende spunto da questa complicata situazione di partenza, per una storia purtroppo non del tutto convincente.

Come spesso accade, la distribuzione per portare in sala il pubblico bluffa abbastanza sulla vera natura della pellicola. Più che un horror, questo è un thriller psicologico-esistenziale, dove gli unici passaggi spaventosi sono quelli legati ai ricordi e al tragico passato di Grace (Keouh).

Quella che vorrebbe poi essere un’ambiziosa riscrittura tra horror e sovrannaturale di “Delitto e castigo” finisce per essere un film confuso, autoriale, ritmicamente dispersivo. Lo spettatore fatica a trovare una chiave di lettura in una sceneggiatura che ondeggia tra rivalità familiare e desiderio di provocare paura e pathos.

“The lodge” – con la sua ambientazione chiusa e claustrofobica – vive di silenzi, rimandi e citazioni cinematografici che anziché arricchirne il lato emotivo lo destabilizzano. Nella seconda parte i ruoli si ribaltano, in maniera non troppo convincente.

Se la pellicola risulta comunque tutto sommato godibile è merito dei bellissimi quanto inquietanti paesaggi innevati che paradossalmente assurgono al ruolo di protagonisti, rispetto a un cast volenteroso ma privo di mordente.

“The lodge” è un racconto di espiazione di peccati presenti e passati, che lascia allo spettatore la sensazione che non ci possa essere salvezza senza unità familiare.

 

Il biglietto da acquistare per “The lodge” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

 

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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