“Suburra – La serie”: l’anima nera di Roma nella produzione Netflix Italia

Dal 6 ottobre la prima stagione disponibile in streaming. Volti nuovi, violenza, registi a confronto

Una serie di Daniele Cesarano, Barbara Petronio. Con Francesco Acquaroli, Alessandro Borghi, Adamo Dionisi, Giacomo Ferrara, Claudia Gerini, Filippo Nigro, Eduardo Valdarnini. Drammatico. Italia, 2017. 10 episodi

Data di uscita: 6 ottobre 2017

 

Nell’ottobre di due anni fa, arrivò nelle nostre sale il film “Suburra” di Stefano Sollima, basato sull’omonimo romanzo di Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini, che riscosse un ampio successo di pubblico e critica.

Tutti – compreso il vostro inviato – furono concordi nel dire che la storia avesse delle potenzialità narrative da poter ampliare e approfondire in una serie TV. L’appello è stato accolto da Netflix, che si sa, sulla serialità sta costruendo un impero oltre che una credibilità editoriale.

Se “Romanzo criminale”, “Gomorra – La serie”, “1992” e “1993” hanno aperto una nuova, entusiasmante pagina per la serialità italiana, Netflix ha deciso in questo caso di sfidare Sky, mettendo in campo tutte le sue risorse economiche e tecniche per conquistare il pubblico.

Le prime due puntate di “Suburra” – che vedremo in streaming dal 6 ottobre – sono state presentate in anteprima a Venezia 74. Cosa dobbiamo aspettarci?

Una delle domande che hanno ossessionato i fan in questi due anni di lavorazione era se i tre registi Michele Placido, Andrea Molaioli e Giuseppe Capotondi sarebbero stati capaci di mantenere l’intensità e la qualità del lavoro di Stefano Sollima.

Su questo punto mi sento di rassicurare tutti. Il passaggio dal grande al piccolo schermo non ha toccato i punti di forza di “Suburra”. Roma è ancora il cuore narrativo della storia, la nobile decaduta, la tentatrice, la donna che tutti vogliono ma che tutti tradiscono. La crisi morale e civile delle istituzioni politiche e religiose è ribadita e rappresentata con forza e rabbia.

Se nel film andavano in scene le convulse ore precedenti alle dimissioni quasi contemporanee del Papa e del governo, nella serie è il sindaco capitolino ad annunciare la sua volontà di lasciare, dando il via a una disperata corsa contro il tempo da parte dei veri padroni della capitale per ottenere l’approvazione di importanti concessioni edilizie per Ostia.

Michele Placido dà il suo personale benvenuto allo spettatore con una gigantesca e famelica orgia, che ha come protagonista un alto prelato del Vaticano. Non è che la prima di una serie di scene brutali e violente, forse non tutte narrativamente valide e necessarie.

Il livello della sceneggiatura, comunque, è di altissimo livello, e si nota una sorta di continuità creativa con le serie targate Sky di cui abbiamo parlato all’inizio.

Volendo entrare maggiormente nel dettaglio della storia, “Suburra”, a livello temporale, è una sorta di prequel del film, e punta ad approfondire il passato di alcuni personaggi divenuti celebri con la pellicola.

Tra tutti Aureliano Adami, Numero 8, magistralmente interpretato da Alessandro Borghi e Alberto Anacleti, Spadino, che fa scoprire il talento di Giacomo Ferrara. Numero 8 e Spadino sono più giovani, ma conservano carattere e personalità, con la loro insofferenza nei confronti delle regole e degli ordini.

Rivediamo con piacere misto a fastidio il personaggio dello Zingaro e la sua corte dei miracoli, che agiscono e si muovono tra due fuochi, senza però averne alcuna paura.

Altro nodo cruciale della produzione era trovare un interprete adatto per il Samurai, dopo il rifiuto di Claudio Amendola di ricoprire di nuovo il ruolo.

Dopo averlo visto all’opera nei primi due episodi, mi sento di dire che Francesco Acquaroli ha dimostrato di essere un degno successore, calandosi nel ruolo con bravura, esperienza e talento, usando il suo stile e il suo passo, dando alla figura del Samurai, se possibile, un’aurea ancora più minacciosa.

È interessante e potenzialmente esplosiva l’introduzione da parte degli sceneggiatori della sorella di Numero 8 – forte, decisa, razionale – interpretata da Barbara Chichiarelli, che dimostra fin da subito di avere le carte in regola per ripetere l’exploit di Cristiana Dell’Anna in “Gomorra”.

Delude invece, almeno per il momento, la new entry Claudia Gerini, revisore dei conti per il Vaticano, a suo agio nel corrompere le alte sfere ecclesiastiche sfruttandone vizi e debolezze.

Giudizio sospeso sull’altra new entry, Filippo Nigro, consigliere comunale onesto e appassionato, ma tentato dalla proposta del Samurai di passare al lato oscuro. L’attore va seguito sulla lunga distanza, per valutarne la forza e incisività drammaturgica e recitativa.

“Suburra – La serie” conserva e amplifica le atmosfere del film, mostrando senza censure quanto la città eterna sia ammalata oltre che pericolosa, ma come dice il Samurai:

Roma era, è e sarà sempre una Suburra, ma ciò nonostante tutti vogliono una fetta di questa dannata città.

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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