Un film di Edoardo Falcone. Con Marco Giallini, Alessandro Gassman, Laura Morante, Ilaria Spada, Edoardo Pesce, Enrico Oetiker, Carlo De Ruggieri. Commedia, 87′. Italia, 2015

Tommaso (Giallini) è cardiochirurgo di fama e uomo dalle certezze assolute. È sposato con Carla (Morante), casalinga e madre dei due figli Bianca (Spada), a sua volta sposata con Gianni, e Andrea (Oetiker). Proprio da Andrea parte la rivoluzione in famiglia, quando il ragazzo, promettente studente di medicina, annuncia di volersi fare prete. A ispirarlo sembra sia stato un certo Don Pietro (Gassman), a metà fra il sacerdote e il santone: a Tommaso non resta che avvicinarlo sperando di scoprirne gli altarini per rivelarli ad Andrea e fargli cambiare idea sul sacerdozio.

 

Si può ridere della fede? Si può discutere dell’operato e dell’esistenza stessa di Dio, senza per questo essere accusati di blasfemia o risultare irriverenti? Si possono prendere in giro gli estremismi dei cattolici – in modo bonario, s’intende?

Se fossimo inglesi risponderemo con un tranquillo “of course”, magari sorseggiano il tè pomeridiano, ma siamo in Italia e qui abbiamo il Papa e il Vaticano. E si sa, nel nostro paese chi tocca il Papa e i Santi viene messo alla gogna. Almeno fino all’uscita della commedia “Se Dio vuole” di Edoardo Falcone.

So che il vostro primo istinto sarà quello di alzare gli occhi al cielo e sospirare che il cinema italiano è morto da tempo. Personalmente non sono d’accordo con questo pessimismo perché nel biennio 2015-2016 si sono visti incoraggianti segnali di risveglio e un certo fermento di idee.

La commedia, per come la intendevano gli antichi latini, era un modo elegante e delicato, ma anche puntuale, di raccontare la società con tutti i suoi limiti, le sue illusioni e i suoi peccati, facendo ricorso all’arte del sorriso e della provocazione, cercando di pungolare e far riflettere lo spettatore. È a questa accezione classica che cerca di rifarsi il mondo del cinema nostrano.

“Se Dio vuole” si appoggia su un testo ben scritto, agile, fluido, divertente. Un testo dissacrante, ma dissacrante in modo elegante e delicato, che non turberà neppure la sensibilità del pubblico più benpensante. Gli autori descrivono con efficacia l’ateismo e la frivolezza della nostra società, raccontando il modo con cui oggi vengono considerati i prelati.

Mentre si diverte, però, lo spettatore è anche invitato a riflettere su cosa significhi, oggi, essere credenti e su come il Vaticano dovrebbe forse cambiare registro, per riuscire ad avvicinare i fedeli, magari con dei preti simili a Don Pietro, da guardare come amici prima che come guide spirituali.

L’esordio alla regia di Edoardo Falcone è sicuramente positivo, meritevole di encomio per la semplicità e naturalezza con cui dirige, senza la presunzione di inventare nulla, riuscendo a costruire un prodotto piacevole e divertente, con ottimo ritmo narrativo.

La coppia inedita Giallini-Gassman funziona. I due attori risultano credibili nei rispettivi ruoli, dimostrano talento e intensità, regalano, nei giusti tempi e modi, momenti comici, alternandoli con quelli più introspettivi e drammatici, senza mai appesantire o rallentare il pathos del racconto.

Meritevoli di menzione anche Ilaria Spada ed Edoardo Pesce, per la capacità di dare ai personaggi una verve scenica scandita dal giusto mix di comicità e presenza fisica, senza risultare mai sopra le righe. Anche il resto del cast si dimostra “sul pezzo”, dando un contributo alla buona riuscita del film.

Il finale, anche se in parte drammatico, è toccante e delicato anche grazie all’intensa interpretazione di Marco Giallini che non può non scuotere la coscienza anche del più ateo degli spettatori, portandolo, sui titoli di coda, a pensare che forse non è mai troppo tardi per credere in qualcosa.

 

Il biglietto da acquistare per “Se Dio vuole”:
Neanche regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

 

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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