Un film di Roberta Torre. Con Massimo Ranieri, Sonia Bergamasco, Silvia Gallerano, Ivan Franek, Silvia Calderoni. Musical, 91′. Italia, 2017

Data di uscita italiana: 30 novembre 2017

In un fantastico regno alle porte di una città di nome Roma, vive in un decadente castello la nobile famiglia Mancini, stirpe di alto lignaggio che gestisce un florido traffico di droga e di malaffare. Riccardo è da sempre in lotta con i fratelli per la supremazia e il comando della famiglia, dominata dagli uomini ma retta nell’ombra dalla potente Regina Madre, grande tessitrice di equilibri perversi. Tornato a casa dopo un lungo ricovero in un ospedale psichiatrico, Riccardo inizia a tramare per assicurarsi il possesso della corona, assassinando chiunque ostacoli la sua scalata al potere.

 

Perché vedere “Riccardo va all’inferno”, musical dark della regista Roberta Torre, rivisitazione pop e psichedelica del “Riccardo III” di William Shakespeare, presentato in anteprima mondiale al 35° Torino Film Festival? Perché andare al cinema invece che a teatro, preferendo questa versione a quella classica?

Le mie non vogliono essere domande né retoriche né ironiche, e né tanto meno irrispettose per il lavoro di Roberta Torre. Semplicemente, caro lettore, ammetto di non aver capito fino in fondo la sfida artistica, creativa e drammaturgica portata avanti dalla regista palermitana.

“Riccardo va all’inferno” è un musical atipico, folle, originale, che probabilmente andrebbe visto una seconda volta per coglierne appieno l’anima e le sfumature psicologiche dei personaggi, e per potersi gustare fino in fondo le pregevoli coreografie, le ricercate scenografie, la colonna sonora molto autoriale e poco popolare.

La performance di Massimo Ranieri, che interpreta qui il personaggio più difficile della sua lunga e onorata carriera, sarà sicuramene ricordata. Il suo Riccardo è al contempo un uomo crudele e spregevole e la vittima sacrificale di un piano diabolico ordito dalla Regina Madre, interpreta da un’irriconoscibile Sonia Bergamasco, che conferma di essere una delle attrici più poliedriche della sua generazione.

“Riccardo va all’inferno” è il festival del non sense, un viaggio confuso e contorto all’interno dell’oscurità che vive in ognuno di noi. Purtroppo, però, la base narrativa su cui è costruito non è molto convincente, e questo porta lo spettatore a perdersi.

Roberta Torre si conferma una regista coraggiosa, oltre che di talento, anche se a mio parere questa non è ll’opera più riuscita e brillante della sua carriera.

Versando il sangue dei parenti e tradendo amici e servitori leali Riccardo riesce a ottenere la corona, ma alla fine, chiudendo un tragico quanto fatale cerchio, si ritrova a essere vittima delle sue stesse, smodate, ambizioni.

 

Il biglietto da acquistare per “Riccardo va all’inferno” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

 

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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