“La belle époque”: un gioiellino registico, narrativo e interpretativo

Nicolas Bedos racconta la vita di una coppia sposata da anni, tra crisi, separazioni e riavvicinamenti

Un film di Nicolas Bedos. Con Daniel Auteuil, Guillaume Canet, Doria Tillier, Fanny Ardant, Pierre Arditi. Commedia, 110′. Francia 2019

Victor e Marianne sono sposati e “inversi”: lui vorrebbe ritornare al passato, lei andare avanti. Disegnatore disoccupato che rifiuta il presente e il digitale, Victor è costretto a lasciare il tetto coniugale. A cacciarlo è Marianne, psicanalista dispotica che ha bisogno di stimoli e ne trova di erotici in François, il migliore amico di Victor. Vecchio e disilluso, Victor accetta l’invito della Time Traveller, una curiosa agenzia che mette in scena il passato. A dirigerla con scrupolo maniacale è Antoine, che regala ai suoi clienti la possibilità di vivere nell’epoca prediletta grazie a sontuose scenografie e a un gruppo di attori rodati. Tutto è possibile, bere un bicchiere con Hemingway o sparare sull’aristocrazia del XVIII secolo. Victor sceglie di rivivere il suo incontro con Marianne, una sera di maggio del 1974 in un café di Lione (“La belle époque”). Sedotto dal fascino dell’attrice che interpreta la sua consorte a vent’anni, Victor col passato trova il futuro.

 

L’amore è eterno, finché dura. Il matrimonio è la tomba dell’amore, e l’unica guerra in cui dormi col nemico. Potremmo continuare a scrivere ovvietà e luoghi comuni sulla vita coniugale e su quanto questa venga sempre più guardata con diffidenza mista a vero e proprio terrore.

Eppure ci sono ancora persone convinte che sia possibile amare e sopportare “finché morte non ci separi” il proprio partner. Uno di questi è il regista francese Nicolas Bedos che due anni dopo il brillante esordio “Un amore sopra le righe”, torna a scavare nei sentimenti, nelle dinamiche e negli alti e bassi di una coppia sposata da lungo tempo in “La belle époque”, presentato alla Festa del cinema di Roma nella sezione Tutti ne parlano.

Il film è un divertente, spassoso, graffiante, sincero quanto sensibile e delicato omaggio alla vita coniugale, a quella scommessa che è l’amore, una scommessa che si rinnova giorno dopo giorno. E al contempo, anche un ritratto dei tempi che cambiano, perché oggi la crisi matrimoniale non è detto arrivi solo dopo pochi anni, ma può colpire anche coppie “storiche”.

“La belle époque” è una storia di tradimenti, separazioni, riappacificazioni e rinnamoramenti, un mix originale tra “Ritorno al futuro”, “Se mi lasci ti cancello” e “The Truman Show” che commuove e diverte lo spettatore.

Merito di una sceneggiatura intensa e credibile che inizialmente si concentra sulla crisi coniugale di Victor (Auteuil) e Marianne (Ardant) per poi allargarsi, con furbizia, anche a quella di Antoine (Canet) e Margot (Tiller).

Un piccolo gioiello narrativo, registico e soprattutto interpretativo, in cui ogni attore riesce con talento, esperienza e versatilità a dare credibilità e spessore al rispettivo personaggio .

Daniel Auteuil e Fanny Ardant sono una coppia strepitosa, magistrale nel mettere in scena le dinamiche, i dubbi e le fragilità di una coppia, alternando sulla scena momenti di grande emozione e dolcezza a repentini scatti di gelosia e rabbia matrimoniale in cui il pubblico non può non immedesimarsi. Doria Tillier, dal canto suo, illumina la scena con un personaggio fresco, sensuale e carismatico che conferma tutto il suo talento e potenziale.

Il finale è forse la parte più bella e riuscita della pellicola, e lascia al sorridente  spettatore un tenero e intenso Bignami delle tante e magiche sfumature dell’amore all’interno di una coppia.

 

Il biglietto da acquistare per “La belle époque” è:
Neanche regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre (con riserva).

 

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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