“Quando eravamo fratelli”: un racconto sull’infanzia autentico

Jeremiah Zagar, al secondo lungometraggio di finzione, fa respirare l'atmosfera vera di una famiglia

Un film di Jeremiah Zagar. Con Evan Rosado, Isaiah Kristian, Josiah Gabriel, Raúl Castillo,  Sheila Vand. Drammatico, 94′. USA 2018

Tre fratelli portoricani, Manny, Joel e Jonah, vivono in una zona arretrata degli Stati Uniti chiamata Utica e rispondono come possono all’affetto precario dei loro genitori. Il padre è portoricano, impulsivo e manesco, la madre bianca, il loro amore è di quelli impegnativi, pericolosi, capaci di fare e disfare una famiglia più volte. I bambini si fanno strada nella loro infanzia, ma mentre Manny e Joel diventano sempre più simili al padre, Jonah abbraccia un mondo di immaginazione che è solo suo.

 

Quante pellicole e serie tv abbiamo visto, quanti libri abbiamo letto, con al centro i rapporti e le dinamiche familiari? Tanti, forse persino troppi. Non tanto per il tema in sé, sempre interessante e meritevole, quanto piuttosto perché la rappresentazione che viene fatta di questo microcosmo è spesso edulcorata, lontana dalla realtà.

Trovare una chiave registica, stilistica e interpretativa per raccontare la famiglia in modo convincente non è facile, quindi potete immaginare il mio stupore – e la mia gioia – nel vedere che “Quando eravamo fratelli” di Jeremiah Zagar ci riesce, e piuttosto bene!

La pellicola è volutamente costruita più sulle immagini che sui dialoghi. Zagar, formatosi come documentarista, al suo secondo lungometraggio di finzione dopo “In a dream” del 2008, evita di realizzare un adattamento classico e prevedibile del breve romanzo di Justin Torres “Noi, gli animali“, optando invece per un taglio più realistico.

Sebbene il regista, nelle sue note, scrive di essersi ispirato ai lavori di Ken Loach degli anni ’60 o a film come “Ratcatcher”, personalmente ho riscontrato diversi punti di contatto con il meraviglioso “Capitan Fantastic” di Matt Ross, visto qualche anno fa. I due film hanno in comune soprattuto la prospettiva del racconto, che è quella dei figli, dei più piccoli.

“Quando eravamo fratelli”  trascina lo spettatore dentro la vita apparentemente felice e normale di questa famiglia, in cui l’amore tra i genitori e un sincero legame di fratellanza tra i tre figli sembrano sufficienti per superare ogni problema economico o passaggio drammatico.

Zagar, confermandosi un regista talentuoso e dotato di una spiccata sensibilità, lascia una sostanziale libertà di movimento ai propri attori, che risultano naturali, spontanei e affiatati. Una vera famiglia.

Le immagini simboliche, tenere e intimistiche che si susseguono sullo schermo vengono esaltate dalla magistrale fotografia di Zak Mulligan. E così “Quando eravamo fratelli”, pur non essendo un film per tutti o di pura d’evasione, permette di respirare una vera e complessa atmosfera familiare.

 

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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