“Promised land”: ascesa e declino di Elvis Presley – e del sogno americano

Il documentario di Eugene Jarecki porta sulle strade degli Stati Uniti, per parlare di musica e di presente

Un film di Eugene Jarecki. Documentario, 120’. USA, 2017

Alla guida della Rolls Royce acquistata da Elvis Presley nel 1963 veniamo condotti in un viaggio attraverso gli Stati Uniti partendo da Tupelo (luogo di nascita di ‘The King’) a Memphis, New York, Hollywood e Las Vegas tracciando un parallelo tra la sua esistenza e la storia recente del suo Paese.

 

Cosa spinge un regista e la sua troupe a prendere in prestito la Rolls Royce del mitologico Re del Rock – aka Elvis Presley – e guidare attraverso gli Stati Uniti? Il documentario “Promised land” di Eugene Jarecki, presentato al BFI London Film Festival, vi permetterà di scoprirlo.

Il viaggio in auto è l’occasione per parlare con personaggi del mondo della musica e del cinema, ma anche con persone comuni, della vita di Elvis e di come questa sia collegata anche al declino del fantomatico sogno americano.

“Promised land” è molto più di un documentario su Elvis – anche se racconta con partecipazione l’ascesa e la caduta di un ragazzo di campagna che divenne una star -, possiamo dire che è almeno tre storie in una.

Insieme al biopic, infatti, ci sono le opinioni di celebrità come Mile Myers, Alec Baldwin ed Ethan Hawke – e le canzoni suonate sui sedili posteriori della macchina – e soprattutto l’analisi degli ultimi mesi del Partito Democratico nel 2016, culminati con l’elezione di Donald Trump, che qui viene descritta come la fine vera e propria del sogno americano.

La terra promessa (promised land) non esiste più. O magari – sembra suggerire Jarecki – non è mai esistita davvero e la popolazione mondiale, ma soprattutto gli americani, l’hanno solo immaginata. Tolti pochi decenni dopo la fine della Seconda guerra mondiale, infatti, l’economia e le condizioni di vita nel Paese non hanno fatto che peggiorare, con la crisi della piccola borghesia e un impoverimento generale.

Queste riflessioni pessimistiche si riflettono nel Paese che il documentario di Jarecki ci mostra: fuori dalle grandi città gli Stati Uniti sembrano fermi alla fine degli anni ‘60, con vecchie infrastrutture e pochissime migliorie messe in atto.

Il film ha il pregio di affrontare molti temi diversi – religione, economia, filosofia, vita delle celebrità – e risultare quindi affascinante e sorprendente, oltre che schietto.

Le guest star che intervengono sono tutte superbe, e offrono un importante contributo alla riuscita del film, parlando di Elvis e del mondo contemporaneo in modo onesto. Ethan Hawke, ad esempio, nonostante sia un grande fan del Re è molto critico analizzando la sua carriera, e il suo scegliere, tra integrità e denaro, il secondo.

Il finale è potente ed emotivo. L’ultima, straziante performance di Elvis è accompagnata da immagini di repertorio dell’11 settembre, delle macerie lasciate dall’uragano Katrina e di altre catastrofi avvenute negli Stati Uniti dopo la morte del cantante, nel 1977. Attraverso questa sequenza il messaggio di Jarecki appare chiarissimo: Elvis non è stato soltanto un’icona ma anche una incarnazione del sogno americano – e la sua morte in un bagno, all’età di 42 anni, dovrebbe farci suonare qualche campanello d’allarme.

Se pensate che il genere documentario sia, per definizione, un po’ noioso e statico, “Promised land” potrebbe portarvi a rivalutare le vostre convinzioni – e insieme svelarvi qualcosa della vita al di là dell’Atlantico, nel Paese che era la terra promessa e adesso non lo è più. Ma poi lo è mai stato davvero?

 

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Roberta Turillazzi
Giornalista per passione e professione. Mamma e moglie giramondo. Senese doc, adesso vive a Londra, ma negli ultimi anni è passata per Torino, per la Bay area californiana, per Milano. Iscritta all'albo dei professionisti dal 1 aprile 2015, ama i libri, il cinema, l'arte e lo sport.

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