“Opera senza autore”: un film politico sviluppato senza tabù

Florian Henckel von Donnersmarck ripercorre la storia della Germania nella vita del suo protagonista

Un film di Florian Henckel von Donnersmarck. Con Tom Schilling, Sebastian Koch, Paula Beer, Saskia Rosendahl, Oliver Masucci. Drammatico, 188′. Germania 2018

Dresda, 1938. Kurt Barnert ha pochi anni e una passione segreta per la zia Elizabeth, una fanciulla sensibile con cui frequenta i musei, fa lunghe passeggiate e suona il piano. Prodigiosa ma fragile, nella Germania nazista non c’è più spazio per le persone come lei. Ricoverata in un ospedale psichiatrico fa appello al cuore del Professor Carl Seeband perché non la sterilizzi ma il suo destino sarà più crudele e preludio di uno sterminio abominevole. Sopravvissuto al bombardamento di Dresda e cresciuto nel blocco dell’Est, Kurt ha un talento per il disegno e apprende gli studi classici imposti dal realismo socialista. Ma l’incontro con Ellie, figlia del ginecologo nazista che ha condannato sua zia, e il passaggio all’Ovest, cambieranno il suo destino artistico e faranno riemergere il rimosso.

 

Èun tragico paradosso che il Novecento sia stato caratterizzato da un continuo alternarsi di atti di orrore estremo e di altri di estrema bellezza, dimostrazione di come l’uomo possa elevarsi verso le vette più alte, e precipitare in quelle più basse. Ne sono un emblema l’ascesa del nazismo in Germania e il parallelo sviluppo dell’arte.

Orrore e bellezza, odio e amore, rigidità e creatività, dittatura e libertà: potrei andare avanti a lungo a elencare le emozioni e gli spunti di riflessione che mi ha trasmesso la visione del nuovo film di Florian Henckel von Donnersmarck.

“Opera senza autore”, pur presentandosi con il poco invitante biglietto da visita di 188 minuti complessivi di durata, si rivela una visione fluida, interessante, godibile e coinvolgente in molti passaggi, che forse non passerà alla storia come un capolavoro ma quanto meno ha evitato il premio per il film più urticante della Biennale di Venezia 2018.

Durante la visione si ha la sensazione che il regista avesse pensato il film, in origine, come progetto televisivo o miniserie, e forse in un contesto diverso l’idea di raccontare un lungo quanto delicato periodo della Germania moderna avrebbe avuto maggiore efficacia e incisività, e alcuni passaggi, trattati qui in modo troppo rapido, avrebbero potuto avere il giusto spazio.

Liberamente ispirato alla vita di Gerhard Richter, artista tedesco nato a Dresda nel 1932, formatosi nella Germania sovietica e passato a Ovest per amore della pittura astratta, il film conduce lo spettatore dentro la vita del protagonista Kurt sin da bambino.

Nonostante alcuni limiti strutturali e stilistici, “Opera senza autore” resta una pellicola capace di creare un ponte emotivo tra i personaggi e il pubblico, grazie anche all’appassionato e complessivamente convincente lavoro di tutto il cast.

Il film è al contempo un omaggio alle lotte del passato e un monito per i giovani, perché non commettano di nuovi gli errori dei padri e dei nonni ma si approccino invece con la giusta apertura mentale alla bellezza e all’arte, che sono intorno a noi anche nel quotidiano.

 

Il biglietto da acquistare per “Opera senza autore” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

 

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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