“Manuel”: il racconto vivido delle paure e delle crisi di un 18enne

Dario Albertini dirige un Andrea Lattanza intenso e credibile in una storia coinvolgente e profonda

Un film di Dario Albertini. Con Andrea Lattanzi, Francesca Antonelli, Renato Scarpa, Giulia Elettra Gorietti, Raffaella Rea. Drammatico, 98′. Italia, 2017

Manuel (Lattanzi), al compimento dei diciotto anni esce dall’istituto per minori privi di un sostegno familiare e deve reinserirsi in un mondo da cui è stato a lungo lontano. Sua madre, che è in carcere, può sperare di ottenere gli arresti domiciliari solo se lui accetta di prenderla in carico. Si tratta di una responsabilità non di poco conto.

 

In Italia un ragazzo che compie diciotto anni viene considerato formalmente maturo, pronto ad assumersi i propri doveri di cittadino, come ad esempio il voto. Questo per lo Stato. Quanti ragazzi, però, lo sono davvero? Siamo onesti: pochi, pochissimi. Sono questi esemplari rari che il WWF dovrebbe preservare dall’estinzione, altro che panda!

Dario Albertini, al suo esordio come regista di lungometraggio, racconta una storia diversa, originale e commovente per il panorama italiano, quella di Manuel, un 18enne costretto a diventare adulto rinunciando alla spensieratezza della sua età.

Uscito dalla casa famiglia, non avrà tempo di adattarsi di nuovo al mondo, perché dovrà prendersi cura e fare da garante alla madre, in carcere da 5 anni, affinché le vengano concessi gli arresti domiciliari.

Il film risulta nel complesso convincente, e fa scoprire due potenziali talenti, da tenere d’occhio per il futuro: il regista Albertini e l’attore protagonista, Andrea Lattanzi.

Il primo ha il merito di aver firmato una sceneggiatura lineare, chiara, fluida e misurata – un bel risultato, per un esordiente. Se la costruzione del personaggio di Manuel è curata, profonda, mai retorico o buonista, però, quella degli altri caratteri è troppo stringata.

Lo spettatore, ad esempio, non fa in tempo a conoscere la bella e compassionevole attrice/volontaria Francesca (Goretti) o Erol (Beranek), il fraterno amico di Manuel riapparso dopo anni di separazione, che questi sono già usciti di scena. Non sono i classici “buchi” di una sceneggiatura quanto piuttosto la prova che Albertini, come autore, debba ancora crescere.

La regia è tarata con bravura sulla recitazione di Andrea Lattanzi, che stupisce per personalità, carisma, presenza scenica. L’attore è davvero convincente nel trasmettere la paura e le crisi di un ragazzo di 18 anni che si ritrova sulle spalle un peso che anche pochi adulti saprebbero sostenere.

Il finale è tenero, angosciante, profondo e inteso come dover compiere la scelta giusta quando non si ha ancora una grande esperienza della vita può essere.

 

Il biglietto da acquistare per “Manuel” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio (con riserva). Ridotto. Sempre.

 

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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