“Loveless”: uno sguardo impietoso sulla cattiveria dell’uomo

Presentato in concorso a Cannes, il russo Andrey Zvyagintsev dirige un dramma dalla struttura duplice

Un film di Andrey Zvyagintsev. Con Maryana Spivak, Alexey Rozin, Matvey Novikov, Marina Vasilyeva, Andris Keishs, Alexey Fateev. Drammatico, 128′. Russia, 2017

Zhenya e Boris hanno deciso di divorziare. Non si tratta però di una separazione pacifica, carica com’è di rancori, risentimenti e recriminazioni. Entrambi hanno già un nuovo partner con cui iniziare una nuova fase della loro vita. C’è però un ostacolo difficile da superare: il futuro di Alyosha, il loro figlio dodicenne, che nessuno dei due ha mai veramente amato. Il bambino un giorno scompare.

 

Nella vita esistono poche certezze. Una di queste è che se una coppia decide di divorziare, nove su dieci avrà inizio una battaglia senza esclusioni di colpi in cui tutto è lecito pur di arrecare un danno economico, morale o emotivo all’ex.

Nel divorzio non esistono vincitori ma solamente vinti. E i figli, specie se piccoli o adolescenti, finiscono spesso per essere vittime della carneficina, spettatori impotenti e fragili della disgregazione della famiglia, costretti ad ascoltare parole di odio tra i due amati genitori.

Il trauma della separazione, vedere mamma e papà litigare e vivere in due case diverse, può condurre un figlio anche a gesti estremi.

Andrey Zvyagintsev, nello scrivere l’intreccio narrativo del film “Loveless”, presentato in concorso al 70° Festival di Cannes, non ha fatto altro che ispirarsi alla realtà, prendendo spunto dalla cronaca.

Dopo dodici anni di matrimonio e un figlio, Alyosha (Novikov), Boris (Rozin) e Zhenya (Spivak) sono ormai legati solamente dal desiderio di denigrare e distruggere l’altro.

Entrambi hanno già un nuovo compagno, e Boris sta anche per diventare di nuovo padre.

Impegnati nella loro personale guerra dei Roses in salsa russa e desiderosi di voltare pagina, i due non prestano la minima attenzione al disagio che sta vivendo il figlio, anzi, sembrano entrambi non volerlo nella loro nuova vita.

Ma quando il ragazzino scompare senza lasciare traccia, Boris e Zhenya saranno richiamati alle loro responsabilità di genitori.

“Loveless” ha un’impostazione drammaturgica duplice. Nella prima parte sono raccontate in chiave neo-realista e in maniera alternata, con un ritmo a mio parere eccessivamente compassato, le dinamiche sentimentali dei due protagonisti. Chi guarda si sente un po’ guardone un po’ spinto a parteggiare per uno dei due.

Il regista russo Andrey Zvyagintsev.

Nella seconda parte, invece, il film diventa un thriller atipico, dove le ricerche di Alyosha da parte della polizia sono soltanto il contorno a quello che è il vero cuore della storia, l’angoscia crescente di marito e moglie, il continuo buttarsi addosso le responsabilità.

Il film risulta duplice anche nella struttura: se nella prima parte dominano le immagini, nella seconda sono i dialoghi a prendere il sopravvento.

“Loveless” conquista a poco a poco, lentamente, ma alla fine si è coinvolti nella storia, nel dolore dei protagonisti.

Il cast merita un convinto elogio per la naturalezza, umanità e credibilità dimostrata.

Non è da escludere che “Loveless” possa aggiudicarsi qualche premio al festival, avendo Andrey Zvyagintsev toccato le corde giuste nello spettatore, soprattutto con un finale davvero amaro e devastante.

 

Il biglietto da acquistare per “Loveless” è:
Neanche regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto (con riserva). Sempre. 

 

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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