“La prossima pelle”: tra dramma e thriller, una storia che non decolla

Isaki Lacuesta e Isa Campo dirigono un film con troppi spunti e sotto trame e scarso approfondimento

Un film di Isaki Lacuesta, Isa Campo. Àlex Monner, Emma Suárez, Sergi López, Bruno Todeschini, Igor Szpakowski. Drammatico, 103′. Spagna, 2016

 

La prossima pelle” (The next skin) è il classico film che, al termine, ti porta a chiederti quale sia davvero il messaggio che gli sceneggiatori volevano trasmettere con testo e dialoghi. E tanto che ci sei ti chiedi anche il perché di alcune scelte registiche, che rendono la struttura narrativa poco chiara e a tratti dispersiva, il ritmo lento e compassato.

Quando esci dalla sala e cerchi di inserire il film di Isaki Lacuesta e Isa Campo – presentato in concorso al Giffoni, nella categoria Generator +16 – in un genere preciso ti rendi anche conto che è difficile farlo, perché qui ci sono diverse sfaccettature e sotto trame, anche se nessuna approfondita come dovrebbe.

In seguito a un incidente, il giovane Gabriel scompare e viene dato per morto. Otto anni dopo, in un centro d’accoglienza francese, viene ritrovato un adolescente che potrebbe essere lui. Si chiama Leo (Monner) e soffre di una forma di amnesia dissociativa che non gli permette di ricordare la sua infanzia.

La madre di Gabriel, Ana (Suárez), convinta che si tratti del figlio decide di portarlo comunque a casa, accompagnata dallo psicologo del centro e sostenuta con affetto anche dal cognato Eric (López), scettico sulla vera identità di Leo.

“La prossima pelle” è la storia di un ricongiungimento familiare? In parte. Ma è anche un thriller psicologico in cui il protagonista è un personaggio volutamente in chiaroscuro, che gioca con i sentimenti di una madre, arrivando a manipolarla. E molto altro.

Come ho anticipato, il film aveva buoni spunti narrativi che però, in fase di scrittura e poi di sviluppo, non sono stati utilizzati a dovere. Quello che manca, nonostante la sovrabbondanza di tematiche, è proprio un’identità precisa.

Nonostante un cast di ottimo livello, la storia non riesce a conquistarsi le simpatie del pubblico e anzi, a un certo punto arriva ad annoiare.

Alla fine della proiezione, tra le altre cose, non sappiamo quale sia la verità sull’identità di Gabriel/Leo e cosa lo abbia spinto, otto anni prima, a fuggire. Quello che sappiamo con certezza è che “La prossima pelle” aveva un grande potenziale, ma per le scelte compiute dalle registe e il taglio scelto si risolve tutto in una grande occasione persa.

 

Il biglietto da acquistare per “La prossima pelle” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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