“La guerra dei cafoni”: quando la lotta di classe è tra minorenni

Davide Barletti e Lorenzo Conte dirigono un cast di giovani attori di talento in una brillante commedia

Un film di Davide Barletti, Lorenzo Conte. Con Pasquale Patruno, Letizia Pia Cartolaro, Donato Paterno, Angelo Pignatelli, Alice Azzariti, Piero Dioniso, Claudio Santamaria. Commedia, 90′. Italia 2017

Tratto dal romanzo omonimo di Carlo De Amicis

 

Cafone è ogni spettatore che deciderà di snobbare questo piccolo e inaspettato gioiellino, preferendogli la solita commedia americana, per quanto blasonata. Signore sono io che ho deciso di scriverne una recensione, anche se il film uscirà probabilmente in poche sale.

Cafone è l’esercente del cinema che rifiuta di proiettarlo, pensando ai probabili modesti incassi. Signore chi legge questo pezzo, si fa tentare e decide anche di leggere il romanzo omonimo.

“La guerra dei cafoni” di Davide Barletti e Lorenzo Conte è una delle belle sorprese di questa primavera cinematografica italiana, e conferma ancora una volta che la vera ricchezza sono le idee e la creatività piuttosto che il budget.

L’eterna lotta tra ricchi e poveri prende questa volta la forma dello scontro tra due bande di adolescenti nel paese di Torrematta, in una Puglia magica dove è bandita ogni presenza adulta.

A capo delle due fazioni, signori e cafoni, che ogni estate si fronteggiano senza possibilità di tregua, l’arrogante Francisco Marinho (Patruno) e l’irruente Scaleno (Paterno).

La fazione dei signori. La guerra dei cafoni. 2017

È inevitabile riscontrare nel cuore drammaturgico del film delle somiglianze con “Il signore delle mosche” di William Goldin, ma ciò non va a discapito della freschezza della sceneggiatura del film di Barletti e Conte.

Il testo si offre a diverse chiavi di lettura: c’è la tematica sociale e ambientale, quella di formazione, linguistica e culturale, e naturalmente una rilettura in salsa pugliese della storia d’amore alla Romeo e Giulietta, che qui ha come protagonisti il signore Marinho e la cafona Mela (Cartolaro).

Felice e funzionale al progetto la scelta di far parlare i protagonisti del film con due differenti idiomi: i signori in italiano, i cafoni in dialetto stretto, con tanto di sottotitoli. La diversa forma di comunicazione e la lingua mostrano in modo incisivo e potente la distanza tra i due mondi.

“La guerra dei cafoni ” colpisce lo spettatore anche per la straordinaria ed elegante fotografia che rende uniche e meravigliose le location naturali scelte. L’ambientazione diventa qui parte integrante nello sviluppo del racconto.

La regia di Davide Barletti e Lorenzo Conte è di assoluto valore, talentuosa, elegante e sensibile nel costruire una storia che è al contempo semplice e forte, intensa e poetica.

Il merito maggiore dei due registi, comunque, è quello di aver saputo condurre con maestria un cast di attori giovani e pressoché sconosciuti, tirando fuori da ognuno il meglio.

Ogni interprete merita un convinto plauso e una menzione per la sua performance, davvero perfetta, credibile, piena di carisma e personalità scenica.

È impossibile stilare una classifica di bravura tra tutti i ragazzi, siano essi protagonisti o meno, perché insieme formano un gruppo coeso, meritevole di concorrere per i maggiori premi cinematografici italiani.

La lotta di classe ha caratterizzato il XX secolo, ma ancora oggi, nel 2017, non può dirsi estinta. Esistono infatti ancora conflitti di questo tipo, soprattutto tra i più giovani. Ma come ci insegna il commovente e tragico finale, l’amore vince su tutto, anche sull’eterno conflitto tra signori e cafoni.

 

Il biglietto da acquistare per “La guerra dei cafoni ” è: 1)Nemmeno regalato; 2)Omaggio; 3)Di pomeriggio; 4)Ridotto; 5)Sempre.

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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