“La fattoria dei gelsomini”: un ritratto ironico e pungente del bel mondo

Fazi Editore ripubblica il romanzo di Elizabeth von Arnim del 1934, modernissimo e divertente

Se avete amato i romanzi di Jane Austen e delle altre autrici inglesi “romantiche” – l’atmosfera che si respira nei salotti, i rituali e i riti della classe media e dell’aristocrazia, le signorine in crinolina, gli scandali sussurrati a mezza bocca e riportati in breve tempo per tutta Londra – non potrete non amare anche “La fattoria dei gelsomini” di Elizabeth von Arnim, edito da Fazi.

Ironico, pungente, squisitamente british nel suo prendere di mira un intero mondo e le sue stravaganze, il libro si legge come una cronaca mondana, come l’edizione mattutina di un quotidiano, come un ritratto: tutto d’un fiato oppure a piccoli sorsi.

Ci sono mille dettagli da scoprire, tra le pagine, mille piccole storie all’interno di quella che è a tutti gli effetti la storia principale: una storia di infedeltà, una storia di pettegolezzi, una storia di famiglia.

Se i personaggi aristocratici sono piacevoli e divertenti – Lady Daisy, impeccabile nella sua devozione, la figlia Terry, gli amici che si riuniscono nella loro casa – personalmente ho trovato spassosa quasi fino alle lacrime Mrs de Lacy, la madre di Rosie.

La sua arguzia e il suo comportamento mi hanno fatto pensare alla signora Bennett di “Orgoglio e pregiudizio“. Cosa non farebbero queste mamme vittoriane per le figlie? La Bennett era pronta a tutto, per garantire alla prole un matrimonio e una rendita; la de Lacy persino a mettersi in marcia per un posto sconosciuto in Francia, pur di perorare la causa della sua adorata bambina, cercando di volgere in suo favore una situazione spiacevole.

Perché alla fine, questo sembra volerci dire, tra le righe, “La fattoria dei gelsomini”, non importa tanto quello che ti succede – se tuo marito ti tradisce e tutta Londra ne parla, se tua figlia si rivela essere tutt’altra persona rispetto a quella che credevi, se la villa in Costa Azzurra che vai cercando, dove conti di sfoggiare il guardaroba comprato per l’occasione e sorseggiare cocktail, in realtà è un podere modestissimo, senza ingresso e con pochi confort – ma il modo in cui sai fare buon viso a cattivo gioco. E ovviamente la faccia che mostri al mondo, mentre lo fai. Tanto alla fine il vento gira, in un senso o in un altro.

 

SCONSIGLIATO. PUNTO DI DOMANDA. Nì. CONSIGLIATO. IMPERDIBILE

 

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Roberta Turillazzi
Giornalista per passione e professione. Mamma e moglie giramondo. Senese doc, adesso vive a Londra, ma negli ultimi anni è passata per Torino, per la Bay area californiana, per Milano. Iscritta all'albo dei professionisti dal 1 aprile 2015, ama i libri, il cinema, l'arte e lo sport.

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