La cosa più incredibile, Christian Frascella

Ivan ha dodici anni e vive in un anonimo palazzo alla periferia di Torino insieme al suo gruppo di amici: i gemelli del terzo piano, Melania (solo un’amica fin dalle elementari, che non si dica altro…) e Rudy, che non ha bisogno di presentazioni, perché chi non conosce Rudy? Appartamenti identici, stessi giochi, stesse abitudini, pochi soldi e poca libertà. E l’ingombro affettuoso ma pesante della famiglia. Un padre che crede sempre a quello che dicono alla tv, una madre che si fa poco i fatti propri e troppo quelli del figlio, la sorella vegana che è sempre sotto esame quando c’è da dare la mano in casa. Insomma una vita normale, fatta di pomeriggi tra studio e Xbox (forse più Xbox che studio), di oratorio, di interrogazioni e… di divieti da parte degli adulti, il più delle volte ingiustificati e ingiustificabili. E proprio quando sembra che nulla possa cambiare, in un giorno come tanti, basta un’arrabbiatura di troppo e accade qualcosa di incredibile, anzi, accade la cosa più incredibile…

La cosa più incredibile, Christian Frascella

Lasciatemelo dire, da lettrice appassionata, giornalista, scrittrice a tempo perso: oggi scrivere un romanzo che sia davvero sorprendente, davvero nuovo, davvero mai visto è tutt’altro che semplice. Il mercato editoriale è talmente inondato dalle nuove uscite (con editore tradizionale, editore digitale, in self) che si comincia ad avere la sensazione – brutta, bruttissima – di avere già visto, e letto, praticamente tutto. Invece venire stupiti è ancora possibile, e non solo in male.

Certo, anche quando incontrate un libro che, secondo voi, rientra nella suddetta categoria non potrete mai avere la certezza che sia davvero, davvero così – magari una storia simile è già stata scritta, ma in un paese lontano o da qualcuno di poco conosciuto e per questo, della suddetta storia, mai avete sentito o sentirete parlare. Ma cerchiamo di non andare troppo per il sottile, e veniamo ai fatti.

Il libro di Christian FrascellaLa cosa più incredibile” mi ha fatto pensare proprio questo: cavolo, non ho mai letto niente di simile. E questo è un bene, principalmente per il motivo che ho scritto sopra, ma anche perché dimostra come, per dar vita a qualcosa di nuovo, non necessariamente si devono tirare in ballo mondi paralleli, distopie, crimini efferati. Qualche volta, per riuscire a coinvolgere un lettore, basta la semplicità.

Ecco, questo romanzo a suo modo è molto semplice. È semplice – ma particolare – prima di tutto nell’impostazione. Il 12enne Ivan racconta alla professoressa d’italiano, in un tema per casa, la cosa più incredibile che gli sia successo. E lo fa scendendo nei particolari, non limitandosi soltanto alla “cosa” in sé, ma allargando il campo di osservazione a tutta la sua vita di ragazzino.

Il libro è tutto qui: è il racconto in prima persona di un 12enne, un tema. Di primo impatto la cosa lascia un po’ basiti, ma mano a mano che si va avanti nella lettura ci si affeziona alla “voce” di Ivan, al suo modo diretto e fanciullesco di raccontare gli eventi, ai suoi commenti che sanno di gioventù pura.

Ci si affeziona, anche, perché si finisce per rivedersi in lui. Personalmente leggendo del suo disappunto, talvolta esagerato, per il mondo e le decisioni degli adulti – quegli adulti così ingiusti, così incapaci di vedere le ovvietà, così pronti a punire invece di comprendere – non ho potuto non ritrovare un po’ della me ragazzina.

Facciamoci un bell’esamino di coscienza: chi non ha pensato, dai 12 ai 18 anni, almeno una volta, “vorrei che i miei genitori sparissero”? Avete alzato le mani? Ecco, la cosa incredibile successa ad Ivan parte proprio da qui. E proprio qui, ci stavo arrivando, sta un altro lato bello e sorprendente del libro di Frascella: unisce a una trama apparentemente semplice, comune, di tutti i giorni la magia. La storia inizia come mille altre storie, ma poi cambia, poi prende una piega semplicemente inaspettata. E anche incredibile.

Perché sì, se si volessero analizzare le cose con razionalità dovremmo dire che quello che ha raccontato Ivan non può essere vero – di fatto i genitori non possono sparire nel nulla, il Signore Bianco e il Nano non possono esistere, tutta la vicenda deve essere un volo di fantasia -, e che quindi questo non è un romanzo realistico ma una sorta di favola, un fantasy che si incunea nel contemporaneo.

Ma ha davvero tutta questa importanza? Se una storia riesce a coinvolgerti, a emozionarti per certi versi, se quando arrivi alla fine sai che ti mancheranno i personaggi e anche lo stile dell’autore, be’ allora forse non ha poi così tanta importanza chiedersi se quello che si è letto possa essere vero o meno, se si tratti di realtà o di finzione. Perché i libri sono tutti un po’ questo un po’ quello.


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Roberta Turillazzi
Giornalista per passione e professione. Mamma e moglie giramondo. Senese doc, adesso vive a Londra, ma negli ultimi anni è passata per Torino, per la Bay area californiana, per Milano. Iscritta all'albo dei professionisti dal 1 aprile 2015, ama i libri, il cinema, l'arte e lo sport.

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