“L’angelo del crimine”: la storia del più famoso serial killer argentino

Lorenzo Ferro interpreta Carlos Robledo Puch in una pellicola pop, incalzante ma imperfetta

Un film di Luis Ortega. Con Lorenzo Ferro, Chino Darín, Mercedes Morán, Daniel Fanego, Luis Gnecco. Biopic, 119′. Argentina, Spagna 2018

Buenos Aires, 1971. Giovane, spavaldo, coi riccioli biondi e la faccia d’angelo, Carlos entra nelle case della gente ricca e ruba tutto ciò che gli piace. L’incontro a scuola con Ramón, coetaneo dal quale è attratto, segna il suo ingresso in una banda di criminali, con la quale compie altri furti e soprattutto il suo primo omicidio, di fronte al quale rimane assolutamente impassibile. Fino alla morte dell’amato Ramón e oltre, Carlos proseguirà indisturbato le sue attività criminali, uccidendo ancora e talvolta facendo ritorno dai genitori come un figlio qualsiasi. Verrà arrestato dopo un colpo andato a male e l’assassinio di un complice.

 

Recita il detto che l’apparenza inganna. Mai come nel caso di Carlos Robledo Puch (Ferro), detto “el Ángel de la Muerte”, il protagonista di questa storia, il proverbio risulta calzante.

Dopo essere stato presentato nella sezione Un certain regard del Festival di Cannes 2018,  “L’angelo del crimine” di Luis Ortega, la storia vera del più famoso serial killer argentino, arrestato nel 1972 dopo aver ucciso almeno 11 persone, arriva nelle nostre sale.

Si tratta di uno scioccante quanto cupo “coming age criminale”, che colpisce ancora di più perché il protagonista, Carlos, esteticamente è quanto di più diverso dal classico criminale si potrebbe immaginare: capelli biondi, lineamenti delicati, famiglia onesta alle spalle. La sua indole, però, è violenta e spietata.

Il film di Ortega è una paradossale quanto brillante ballata criminale, con una colonna sonora davvero efficace che include canzoni pop come le versioni argentine di “Non ho l’età” e “The House of the Rising Sun”, rifatta dal padre del regista, il cantante Palito Ortega.

Il giovanissimo Lorenzo Ferro si rivela perfetto nel ruolo di Carlos, angelo biondo dall’anima diabolica. Gli esperti Cecilia Roth e Luis Gnecco, rispettivamente la madre e il padre del protagonista, danno un prezioso e fondamentale contributo.

“L’angelo del crimine”, pur essendo complessivamente una visione godibile e interessante presenta alcuni passaggi drammaturgici poco sviluppati e altri invece superflui e dispersivi, e questo finisce per penalizzare, alla lunga, il ritmo e la fluidità della storia nel suo complesso.

Luis Ortega firma una regia pulita, precisa, a tratti pop e incalzante, rivelando buoni spunti creativi e stilistici ma commettendo l’errore di essere ritondante e ripetitivo nel voler mostrare l’inevitabile caduta del protagonista.

Si sente dire spesso che i problemi dell’individuo derivano dalla famiglia di origine. Questa pellicola è la dimostrazione che, invece, ognuno è artefice del proprio destino. Nel bene o nel male.

 

Il biglietto da acquisto per “L’angelo del crimine” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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