Italia 2015: una carica di scrittori e di critici, lettori in crisi

di Sara Gavioli

 

scrivere verticaleIn Italia, si sa, siamo in molti ad avere un romanzo nel cassetto. Abbiamo talento, siamo un popolo di scrittori. Pochi, però, passano ancora i pomeriggi a scavare fra gli scaffali di una libreria alla ricerca di un titolo che valga davvero la pena leggere.

Sappiamo lamentarci con grazia e sottile umorismo dei grandi editori, che immettono sul mercato per lo più prodotti scadenti, però sono proprio quei prodotti che alla fine compriamo, per curiosità, perché non sappiamo resistere. E al contempo snobbiamo le piccole case editrici, senza un nome importante da spendere, che intanto annegano nel nulla.

Non pagheremmo mai per il libro di un esordiente, di un signor nessuno, perché tendiamo a fidarci. Eppure diamo in pasto il nostro manoscritto senza problemi a siti che promettono la gloria, sperando di brillare. Inviamo plichi e file a quegli stessi intellettuali che accusiamo di aver preso le distanze dalle persone normali, desiderando in segreto di diventare come loro. Ci hanno abbandonati, rinchiudendosi nel loro guscio di certezze e nella loro torre d’avorio. Mentre noi, nuovi scrittori, ci innalziamo come un’onda scomposta, loro tremano. Siamo noi a farli tremare. Prima eravamo impotenti di fronte al loro giudizio, un giudizio che poteva decretare successo o fallimento di un’opera. Adesso sentiamo di avere il potere a portata di click.

Di recente si parla molto di crisi dell’editoria e di auto-pubblicazione. Da lettrice prendo parte a questo dibattito scuotendo la testa e incrociando le braccia. Ho cercato a lungo fra blog e siti, ho letto soltanto pareri di parte. Sembra che chiunque parli di questo argomento lo faccia dall’alto di un qualche interesse.

Il lettore comune, quello che in tutto questo caos voleva solo, diciamo, leggere un buon libro, non si esprime. Annega fra recensioni positive fatte dietro compenso, campagna promozionali costruite ad hoc, consigli da parte di chi sa quel che dice – fidati, davvero – e intanto rimane confuso.

Mentre tutto si muove, mentre qualcuno teme di perdere il controllo della situazione e altri lo agguantano con tale violenza da straziarlo, lui osserva e tace. L’oggetto del contendere si fa sempre più sottile, tra i due litiganti ci sono grossi dubbi che sia il terzo a godere. Smetterà di guardare, il lettore, andrà a farsi una pizza come ha sempre fatto quando le librerie si riempivano degli stessi libri, delle stesse immagini. Saprà lamentarsi, questo è certo, da bravo italiano. Forse inizierà a scrivere, perché si sa, è più facile stare dall’altra parte e lui di sicuro saprà fare meglio di chi lo ha preceduto. O almeno così crede.


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