“Io sono Tempesta”: se l’Italia cambia ma resta ancorata ai suoi difetti

Marco Giallini ed Elio Germano in un film che ondeggia troppo tra commedia nera e dramma

Un film di Daniele Luchetti. Con Marco Giallini, Elio Germano, Eleonora Danco, Jo Sung, Francesco Gheghi, Carlo Bigini. Commedia, 97′. Italia, 2018

Il finanziere Numa Tempesta (Giallini) sta per avviare un grande progetto immobiliare in Kazakistan. Ma proprio al momento di chiudere le trattative con gli investitori internazionali i suoi avvocati lo informano che dovrà scontare una condanna per frode fiscale: non in carcere, che gli avvocati sono riusciti ad evitargli, ma prestando servizi sociali presso un centro di accoglienza. Passaporto e cellulare gli vengono ritirati da Angela (Danco), che gestisce il centro, e Numa è adibito a vari compiti di assistenza – compreso quello di tenere puliti i bagni comuni.

 

Un facoltoso quanto spregiudicato imprenditore italiano è condannato in via definitiva per frode fiscale. L’uomo ha davanti a sé due scelte: andare in carcere o scontare la pena svolgendo lavori socialmente utili.

Questa storia ti ricorda qualcosa, mio scaltro lettore? Ti fa tornare in mente un fatto di cronaca risalente magari al 2013? Ebbene sì, ci hai visto giusto! L’imprenditore in questione di nome faceva Silvio Berlusconi, e scontò la sua pena presso la struttura per anziani di Cesano Boscone.

Il film “Io sono Tempesta” ha avuto una gestazione complessa e articolata, come hanno ammesso gli stessi sceneggiatori in conferenza stampa.

L’idea di partenza era appunto quella di prendere spunto dal caso politico-giudiziario sopracitato per raccontare uno spaccato tragicomico del nostro Paese, che starà anche cambiando ma non riesce proprio a lasciarsi alle spalle i suoi atavici difetti.

Ma in fase di scrittura, Luchetti e gli altri si sono resi conto che sarebbe stato riduttivo e probabilmente banale descrivere solo la caduta dell’uomo politico. La pellicola ha subito così una svolta da favola buffa, con toni più grotteschi che dark.

Obiettivo: dimostrare come nella società di oggi – avida, egoista e asservita al dio denaro – sia più facile corrompere un uomo per bene che riabilitare un evasore.

Se l’idea era buona, non lo è altrettanto la realizzazione. “Io sono Tempesta” risulta infatti forzato e poco convincente, sia sul piano narrativo che su quello registico e interpretativo.

Il principale difetto del film è quello di perdere la bussola – e la forza! – volendo raccontare troppe storie diverse non legate da un fil rouge narrativo abbastanza solido e coerente. Alla fine si sente la mancanza di un’identità precisa di genere, con questo oscillare senza sosta tra commedia nera e dramma.

Marco Giallini è professionale, ma rispetto ad altre prove meno ispirato. Elio Germano, invece, regala qualche sprazzo di talento, offrendo uno spaccato di cinismo popolare. Sufficiente ma non esaltante il resto del cast.

“Io sono Tempesta” è un film dignitoso, ma spreca l’occasione di raccontare in modo appropriato come in ognuno di noi si nasconda un’anima truffaldina e opportunista

 

Il biglietto da acquistare per “Io sono Tempesta” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

 

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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