Intervista a Stefano Uggè

La setta delle tre erre, copertinaStefano Uggè ha mostrato sin da ragazzino di avere una grande fantasia. A ispirarlo, all’inizio, sono stati i racconti di Edgar Allan Poe e i libri di fantascienza, ma è stato intorno ai 18 anni che ha scoperto la sua vera passione, Stephen King. La lettura dell’autobiografia dell’autore, “On writing”, ha riacceso in lui la passione per la scrittura.

Il suo primo racconto, “Il castello”, incluso nell’antologia del Premio Logos II° edizione, è nato un po’ per gioco, un po’ per sfida personale. Dopo questo esordio ha scritto altri racconti, pubblicati sul web, “Il taglio perfetto”, “Gallerie”, “La ferita”. Nel 2014 è uscito il suo primo romanzo, edito da Cavinato Editore International, “La setta delle tre erre”, e la raccolta noir “Poche storie”.

Conosciamo meglio questo autore, che ha iniziato cimentandosi come il genere delle micro-storie, e ha poi ampliato i suoi orizzonti mettendosi alla prova con una scrittura più articolata.

Come nasce in te la passione per la scrittura?
È una passione che probabilmente ho sempre avuto, ma ho iniziato a sentirla solo qualche anno fa. Sin da piccolo, infatti, mi cimentavo a scrivere brevi storielle e parodie di canzoni e telefilm, senza però dar peso e importanza a quello che facevo. Poi, nel 2006, ho acquistato “On writing” di Stephen King, e da quel momento si è accesa in me la famosa lampadina e ho iniziato a capire che volevo e mi piaceva scrivere, inventare storie e personaggi.

Hai esordito come scrittore proponendo un racconto, “Il castello”, e quello delle scritture brevi è un genere in cui continui a cimentarti. Cosa puoi dirci di questa passione? E che riscontri hai dal pubblico? I romanzi restano i più apprezzati o c’è apertura?
Ho iniziato a scrivere racconti per capire le mie potenzialità, in quanto la stesura di un racconto è piuttosto semplice e lineare rispetto a un romanzo. Dopo “Il castello” sono arrivati gli altri, e alcuni li ho anche pubblicati sul web. Il riscontro, secondo me, è stato positivo, in quanto certi lettori preferiscono ancora le storie brevi perché meno impegnative.

Parliamo del tuo primo romanzo, uscito nel 2014 per Cavinato Editore International, “La setta delle tre erre”. Come hai avuto l’idea? E com’è stato cimentarsi in una scrittura più complessa e articolata?
Innanzitutto l’idea del romanzo era una sfida, un obiettivo che mi ero posto, e son contento di averla avuta vinta riuscendo a pubblicarlo. Consapevole delle difficoltà e della complessità dello scritto, mi sono organizzato, creandomi uno schema che tenevo aggiornato mentre scrivevo la bozza. Il soggetto e la trama, invece, sono nati scrivendo, sviluppando storia e personaggi.

Raccontaci qualcosa della tua esperienza nel mondo editoriale. Com’è stato trovare un editore che ti pubblicasse? Hai ricevuto dei rifiuti prima del fatidico “sì”?
Prima di trovare il dott. Cavinato, ho ricevuto sei proposte editoriali, tutte provenienti da editori a pagamento, che ovviamente ho rifiutato perché non trovo giusto che un autore paghi per farsi pubblicare.

E come valuti, in generale, la situazione editoriale italiana? C’è apertura verso i giovani, gli esordienti e le nuove idee? E quanto ha cambiato il panorama l’auto-pubblicazione e il mercato digitale?
Purtroppo, secondo me, non c’è apertura verso i giovani. Scriviamo in tanti e la gente legge poco. E soprattutto non trovo giusto che le grandi case editrici non diano sufficiente spazio agli esordienti, ma tengano in considerazione solo i “grandi nomi” o i classici raccomandati. Perciò, una delle strade alternative risulta essere l’auto-pubblicazione, e anche io avrei scelto di percorrerla, se non avessi trovato un editore non a pagamento pronto a credere in me. Per quanto riguarda il digitale, invece, penso che purtroppo la maggior parte dei lettori non sia ancora pronta.

In Italia oggi gli aspiranti scrittori e gli emergenti sono una vera e propria tribù. Da autore con una pubblicazione all’attivo e una serie di esperienze già maturate, quale consigli ti sentiresti di dare ai colleghi? Esiste una formula magica per il successo, o sfondare è anche questione di fortuna?
Nonostante le prime pubblicazioni, mi sento ancora un esordiente/emergente, e a chi vuole iniziare posso solo consigliare di metterci tanto impegno e costanza, anche se i risultati e le soddisfazioni non arrivano subito. La formula magica ? Secondo me è una combinazione di: tanto impegno, duro lavoro, motivazione, ottimismo, umiltà e un po’ di fortuna. E poi, come dice il Maestro (Stephen King): Scrivete con passione, liberamente, senza pensare ai soldi; fatelo per il piacere di scrivere, immaginando ciò che il vostro lettore ideale vuole leggere.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Stai già lavorando a qualcosa di nuovo?
Per il futuro ho alcune idee, ma non ho ancora iniziato niente di concreto. Sto lavorando per promuovere le due opere pubblicate e per farmi conoscere sui Social network.

E il tuo sogno nel cassetto?
Il sogno (che ritengo possa essere un obiettivo) è quello di diventare uno scrittore conosciuto. Il vero sogno nel cassetto è quello di realizzare un film tratto da una delle mie opere, magari proprio dalla Setta delle tre erre, che si presta benissimo a una sceneggiatura cinematografica.

 


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Roberta Turillazzi
Giornalista per passione e professione. Mamma e moglie giramondo. Senese doc, adesso vive a Londra, ma negli ultimi anni è passata per Torino, per la Bay area californiana, per Milano. Iscritta all'albo dei professionisti dal 1 aprile 2015, ama i libri, il cinema, l'arte e lo sport.

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