Francesca Lizzio, catanese, classe 1992, è un mix di sarcasmo e ironia. Per mettere ordine e dare un senso al suo groviglio interiore, nel 2015 ha aperto il blog Cuore di cactus, dove si mette a nudo raccontandosi ai lettori.

Ha preso parte all’antologia “Oltre i media – Raccontalo con un film o una canzone” di Panesi Edizioni col racconto breve “Giorni” (2016). Con lo stesso editore ha pubblicato anche il suo primo romanzo, “Fiore di cactus” (2017).

Abbiamo parlato con l’autrice di scrittura, dei suoi progetti futuri ma anche delle difficoltà, per una persona introversa, di aprirsi al mondo e agli altri.

 

Ciao Francesca, è un piacere averti qui con noi su Parole a Colori.

Per rompere il ghiaccio, ti chiediamo come descriveresti la Francesca Lizzio autrice, usando solo poche parole?

Ciao a tutti! Solitamente mi definisco dolce-amara. Una persona, invece, mi ha detto che sono viscerale, intensa e sensata.

Hai sempre saputo di voler fare lo scrittore “da grande”? Francesca a 10 anni sarebbe voluta diventare?

In realtà, il mio primo desiderio da piccola è stato diventare un astronomo. Una volta imparato a leggere, ho scoperto la felicità. Ingenuamente mi sono detta: “Anch’io voglio scrivere un libro” – chissà su cosa, mi chiedo adesso. Probabilmente su un mondo di fantasia – stavo costantemente con la testa tra le nuvole, inventavo storie. Crescendo ho iniziato a considerarlo un sogno impossibile, per forza di cose. Finché due anni fa ho deciso di creare il mio blog e da lì è nata una storia.

Pensi che di scrittura, in Italia, si possa vivere? O nel tuo futuro vedi un lavoro alternativo e la scrittura come una sorta di hobby?

Mi sa proprio di no. Certo, mi piacerebbe, ma non credo di avere i numeri. Per me le parole sono una fuga dalla realtà. Scrivere è la mia uscita d’emergenza quando le cose non vanno, quando mi scontro con una delusione, un sogno infranto, un dolore. Ritrovandomi in un’Italia in cui noi giovani dobbiamo destreggiarci in situazioni che ci offrono soltanto incertezza, avevo bisogno di trovare un mio spazio a ogni costo. Per tornare a stare bene, per fare del bene. Così è nato Cuore di cactus, in un pomeriggio piovoso di febbraio. Li ho trovato un rifugio. Non sarà il lavoro che mi darà da vivere, ma va bene così. Mi rende felice.

“Fiore di cactus”, edito da Panesi Edizioni, è il tuo primo romanzo. Il titolo è molto evocativo – e richiama anche il nome del tuo blog. Vuoi raccontarci come e perché lo hai scelto? E cosa rappresenta per te, la pianta di cactus?

Il primo è un soprannome che usa spesso con me mia madre, anche se io mi considero più un disastro ambulante. Ho voluto intitolare così il romanzo per il messaggio che spero di trasmettere attraverso la storia di Sara, la protagonista. Ho il brutto vizio di dare un senso, un volto e un cuore a tutto, così è nato il mio amore per questa pianta sottovalutata, che viene giudicata dall’apparenza, messa da parte, che passa inosservata. I suoi fiori, la loro caducità, il loro sbocciare per pochissimi giorni. La sfrontata bellezza che hanno nel nascere tra quelle spine ingarbugliate. La tenerezza che fanno nel ricordare che andare oltre le apparenze, avere e dare un’occasione del genere, a volte permette di scoprire qualcosa di meraviglioso. Qualcosa di cui sarebbe giusto prendersi cura, sempre.

La protagonista, Sara, è una ragazza che nasconde le sue fragilità dietro una corazza fatta soprattutto di battute e ironia. Quanto c’è di te in questo personaggio?

Molto. Ci siamo scoperte simili, e tra simili, si sa, ci si capisce al volo.

E quanto credi che sia difficile, oggi, per un giovane, gettare la maschera e lasciarsi conoscere dagli altri per come si è davvero? Nel mondo dei social e dell’apparenza, mettersi a nudo è ancora possibile – e consigliabile – secondo te?

Oggi mettersi a nudo è quasi utopia, tant’è che chi cerca la sostanza e l’autenticità resta a bocca asciutta. Viene usato, ferito e abbandonato. Io però sono una temeraria (o una masochista, dipende dal punto di vista) e nonostante tutto, non smetto di credere che sia giusto e necessario essere individui, ascoltare se stessi, dare – e darci – la possibilità di creare un contatto vero con qualcuno. Si, è difficile, può far male, ci vuole coraggio, ma è meglio seguire la propria strada con la propria testa e il proprio cuore piuttosto che dare retta alla paura o agli altri e guadagnarci un peso come il rimpianto.

Il tuo romanzo, come abbiamo anticipato, è edito da Panesi Edizioni. com’è stato lavorare con loro?

Sono delle persone splendide, limpide. Il mondo dell’editoria somiglia a una giungla, ma con loro non c’è pericolo. Mettono il cuore e l’anima in quello che fanno, ci credono davvero.

Mai pensato di auto-pubblicarti?

Sinceramente no. Il guaio dei cactus è che a forza di dare retta a chi non vede nulla in loro, finiscono col credergli. Anche quando magari c’è qualcuno che invece scorge un intero mondo da scoprire, fanno una gran fatica a rendersi conto che anche loro meritano una possibilità. Quando mi è stata offerta l’occasione di pubblicare, è stato un fulmine a ciel sereno. Si, stavo scrivendo il romanzo, ma solo perché dentro di me c’era questa storia che scalpitava per venire fuori. Non sapevo cosa ne avrei fatto dopo. Per tutto il periodo precedente l’uscita, non ho fatto altro che chiedermi se davvero meritassi una cosa così bella e gratificante. Poi ho capito che se questo romanzo ha preso vita, un motivo deve esserci.

Archiviato questo primo progetto, stai già lavorando a qualcosa di nuovo?

Si, sto lavorando a un nuovo romanzo. È diverso dal primo, in molti sensi.

Prima di salutarci, c’è un consiglio che ti sentiresti dare ai tanti scrittori emergenti che sognano di vedere le loro opere pubblicate? Cosa non può mancare in un autore per provare ad affermarsi?

Il consiglio che mi sento di dare è di essere pazienti e costanti. E di leggere tanto e amare quello che si fa, perché soltanto così ne vale la pena. La scrittura è come l’amore: se la forziamo, se la trascuriamo, se la esasperiamo, se la diamo per scontata non porta a nulla.

Grazie a Francesca Lizzio per essere stata con noi.

Potete trovare l’autrice, oltre che sul blog Cuore di cactus, sulla pagina Facebook dedicata al romanzo.

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Roberta Turillazzi
Giornalista per passione e professione. Mamma e moglie giramondo. Senese doc, adesso vive a Londra, ma negli ultimi anni è passata per Torino, per la Bay area californiana, per Milano. Iscritta all'albo dei professionisti dal 1 aprile 2015, ama i libri, il cinema, l'arte e lo sport.

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