Intervista a Réka Tenki, European Shooting Stars a Berlino 2018

L'attrice ungherese, 31 anni, torna alla Berlinale da protagonista dopo il successo di "Corpo e anima"

Tra le dieci nuove promesse del cinema europeo, riunite nella capitale tedesca per gli European Shooting Stars, quest’anno c’è anche Réka Tenki, attrice ungherese di trentuno anni.

Il pubblico ha potuto apprezzarla lo scorso anno in “Corpo e anima” (qui la recensione su Parole a Colori) di Ildikó Enyedi, vincitore dell’Orso d’oro alla Berlinale 2017, e in “Budapest noir” di Éva Gárdos.

Abbiamo avuto il piacere di intervistarla e di conoscerla meglio a Berlino.

 

Ciao Réka. Sono stata molto contenta di vedere il tuo nome nella lista dei nuovi talenti di quest’anno, perché alla Berlinale 2017 “Corpo e anima” mi aveva colpito molto, in positivo. 

Grazie! Anche noi siamo davvero orgogliosi del grande successo che ha avuto.

Il pubblico italiano non ti conosce ancora bene. Ti va di raccontarci qualcosa di te? Sappiamo ad esempio che da bambina hai studiato balletto.

Sì, ho studiato balletto e anche folk dance, e vengo da una famiglia di teatranti, sono praticamente cresciuta dietro le quinte. Al teatro poi ho aggiunto cinema e televisione, e adesso sono di nuovo a teatro a Budapest nella pièce “The Swan” di Ferenc Molnar, il più famoso scrittore e drammaturgo ungherese. Sono felice dei ruoli che ho interpretato finora, credo che la cosa più importante nella vita sia poter prendere delle decisioni, non importa se a volte si rivelano sbagliate, l’importante è poter scegliere. Ho una bambina di quattro anni e un marito, e viviamo insieme ai miei genitori e mia sorella in una grande famiglia – sai, un po’ come la famiglia tradizionale italiana di una volta! Ed è bellissimo perché ci sosteniamo a vicenda, non potrei mai vivere una vita solitaria.

E anche tuo marito lavora in campo teatrale e cinematografico?

Sì, anche lui è un attore, molto conosciuto in Ungheria. E anche mia sorella è un’attrice, è cinque anni più giovane di me e ha appena finito l’accademia.

Una famiglia di attori! Essendo cresciuta, professionalmente, a teatro e passata poi al cinema, come valuti i due mondi? Ci sono differenze? E ti trovi a tuo agio indistintamente in entrambi? 

Ci sono differenze, sì, e sto ancora cercando di imparare bene quali sono! A volte, durante le riprese di un film, ho bisogno di uno o due giorni per ritrovarmi e capire dove sto andando. Il teatro è stata la mia infanzia, quindi mi sento certamente più a mio agio lì, ma sono una sognatrice e ho sempre sognato di essere parte delle meravigliose storie del grande schermo, che non sono sempre riproducibili a teatro.

Una curiosità: hai mai pensato di fare un lavoro diverso? Se non fossi nata in una famiglia di artisti pensi che avresti considerato un’altra carriera?

Penso che la scelta sia stata facile per me, vista la mia provenienza. Ma avrei voluto essere una ballerina classica, per questo ho studiato balletto per molti anni, ma a causa delle mie caratteristiche fisiche non ho potuto proseguire verso una carriera da professionista – sono troppo alta e soprattutto le mie gambe non sono sufficientemente snodate.

Credi che il balletto eserciti un’influenza sul tuo modo di recitare, visto quanto lo ami?

Quando ho visto film “Black swan” ne sono rimasta molto colpita, perché ho riconosciuto il duro lavoro del mondo del balletto e anche il modo di usare il corpo che solo la danza può insegnare, e che ha insegnato anche a me, e che mi porto dietro. Adoro i film che uniscono alla recitazione anche il ballo e la musica, perché riescono a trasmettere sentimenti completi, è come se mi dicessero di godermi la vita più che posso.

L’arte a tutto tondo.

Sì, con tutti i sentimenti che ci fa provare.

Ho letto sul tuo sito internet che grazie alla danza hai avuto modo di girare il mondo da adolescente, hai visitato tanti Paesi europei e anche la Cina. E da appassionata della Cina, quale sono io, mi chiedevo se il viaggio in oriente ha lasciato delle impressioni su di te e sul tuo approccio alla danza.

Ero così giovane, avevo solo quattordici anni! Vinsi una competizione di folk dance e per questo ebbi la possibilità di passare tre settimane in Cina – mi ricordo tanto ottimo cibo e una grande cultura millenaria, ma ero una ragazzina, dopo due settimane mi mancava casa e volevo tornare dai miei. Eravamo un gruppo di ragazzini dai dieci ai quattordici anni e non ci conoscevamo, mi sentivo un po’ sola. Ma ora vorrei rifare un viaggio in Cina, vorrei vedere come è cambiata con i miei occhi di adulta. Poi il cinema cinese è sempre più interessante.

Per chiudere, una domanda banale: come ti senti a essere stata selezionata tra gli Shooting Stars di quest’anno?

È una grande occasione per me e per il cinema ungherese, mi rende orgogliosa e mi dà la possibilità di stabilire nuovi contatti e relazioni. L’anno scorso sono venuta alla Berlinale per presentare “Corpo e anima”, e adesso è un piacere tornare nelle vesti di nuovo talento europeo.

Grazie, Réka, e in bocca al lupo!

Grazie a te.

 

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Valeria Lotti
Originaria della provincia di Roma, vive tra l'Europa e la Cina, coltivando la sua passione per lo studio di società e culture. Dottoranda a Berlino, ama scrivere di cinema, viaggi e letteratura. Si ritiene democratica e aperta alla critica, purché non sia rivolta ai libri di Harry Potter.

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