Intervista a Barbara Cantini, scrittrice e illustratrice di libri per bambini

A tu per tu con l'autrice dei libri di Mortina, editi da Mondadori. Il quarto capitolo uscirà a giugno

Barbara Cantini è nata a Firenze nel 1977. Dopo la laurea si è diplomata in cinema d’animazione e ha lavorato come animatrice cartoon a varie serie televisive per la RAI fino al 2011, quando ha vinto il concorso “L’illustratore dell’anno”.

Da allora si dedica a tempo pieno all’illustrazione, collaborando con editori americani, inglesi e italiani. Vive nella campagna fiorentina con il marito, le due figlie, quattro gatti e un impavido criceto… ormai zombie.

Il primo libro della serie di Mortina è uscito per Mondadori nel 2017, diventando presto un successo internazionale. A questo sono seguiti “Mortina e l’odioso cugino” (2018) e “Mortina e l’amico fantasma” (2018). L’11 giugno arriva il quarto capitolo della serie, “Mortina e la vacanza al Lago Mistero“.

Del suo celebre personaggio e del lavoro di scrittrice e illustratrice parleremo con Barbara Cantini nella nostra intervista.

 

Ciao Barbara, benvenuta. Per cominciare, da dove nasce l’idea per il personaggio di Mortina?

Risale a molto tempo fa, più di 10 anni ormai. Durante la scuola di animazione, per l’esame finale avevo disegnato una serie di personaggi di una famiglia che avevo chiamato “Casa Stramba”, che ancora risultavano immaturi e troppo influenzati dallo stile famiglia Addams, ma direi che contenevano già il “germe” dell’idea di Mortina e della sua famiglia.
Infatti il primo piccolo schizzo del personaggio e la scelta del nome “Mortina” risale proprio a quel periodo. Nei primi disegni il compagno di Mortina non era un levriero albino, ma un pipistrello balbuziente che di giorno indossava occhiali da sole per poter girare senza accecarsi. Appariva già anche una sorta di zia, amante di piante misteriose.
In generale avevo sempre voluto creare qualcosa di questo genere e la scelta di una bambina zombie (piuttosto che vampiro o altro) è dettata molto anche dal gioco di parole che volevo creare tra Morta-Mortina-Martina e dalla possibilità che si staccasse i pezzi, caratteristica degli zombie.

La scrittrice e illustratrice Barbara Cantini.

Ti sei fatta ispirare da celebri “mostri” della letteratura – penso a Frankenstein ma anche ai fantasmi della serie di Harry Potter – e del cinema – i tuoi personaggi mi hanno fatto pensare un po’ all’immaginario di “Nightmare before Christmas” di Henry Selick – oppure la genesi della tua serie è differente?

Direi che la genesi di Mortina è molto varia e ha un percorso temporale lungo, nel senso che spazia all’interno dell’immaginario che mi sono creata crescendo. Questo comprende non solo quello che ho letto, ho visto al cinema o nel mondo dell’arte, ma anche quello che ho vissuto nel mio quotidiano. Sono cresciuta in una casa dove c’erano anche i miei nonni e un prozio scapolo centenario (davvero simile al prozio Funesto!) e in Mortina mi sono resa conto di aver inserito qualcosa del mio assetto familiare d’origine, anche se non troppo consapevolmente. Ho sempre avuto anche interesse ad ascoltare storie di vita di persone più anziane, a osservare le foto d’epoca, immaginandomi poi le vite e le ambientazioni.

Amore per il passato e i racconti, quindi, ma anche per quello che ti circonda, da “riscrivere” magari con l’aiuto della fantasia?

Per me è importante anche ciò che osservo e colpisce la mia immaginazione, sì, che sia una casa antica, un giardino, una persona, un piccolo e apparentemente insignificante dettaglio.

Tornando alle fonti di ispirazione, qualche film illuminante? 

Fin da bambina mi hanno affascinato le ambientazioni creepy e di humour-noir come quella della famiglia Addams e amavo anche i travestimenti, sia a tema mostruoso che non. Da ragazzina ho amato film come “Invito a cena con delitto”, “Frankenstein Junior”, e successivamente il “Rocky Horror Picture Show”. Come non citare poi tutto l’immaginario di Tim Burton e poi l’artista Edward Gorey, che mi incanta con i suoi enigmi.

E per quello che riguarda il versante artistico – ricordiamo che tu non sei solo autrice delle storie di Mortina ma anche illustratrice? 

I nomi che potrei fare sono tantissimi, a cominciare da grandi del passato come Toulouse Lautrec, Schiele, Aubrey Beardsley, Harry Clarke. Non secondario, per la mia formazione, il contatto col mondo dei fumetti, per anni, tra gli altri, ho letto “Dylan Dog”.

Studio del personaggio di Mortina.

Quello che colpisce dei libri di Mortina sono proprio le illustrazioni, curate, divertenti, “parlanti”, se mi concedi il termine. Non sono solo immagini che fanno da sfondo o da corredo al testo scritto, ma arricchiscono la storia di dettagli e raccontano qualcosa. Le hai immaginate così sin dall’inizio o sei arrivata a questa versione definitiva dopo una serie di tentativi?

All’inizio di ogni lavoro faccio molta ricerca visiva, specialmente on-line (per comodità), cercando di spaziare il più possibile e andando alla ricerca di particolari che aiutino a dissipare la nebbiolina che avvolge l’immagine mentale di ciò che vorrei creare.
Raduno poi tutto in una cartella relativa al progetto in corso, che chiamo “Suggestioni”, nella quale c’è veramente un po’ di tutto, dalle foto (anche d’epoca) a immagini d’arte e di illustrazione a fotogrammi di cinema e/o animazione, talvolta anche frasi particolarmente evocative.

Possiamo immaginare che tu abbia seguito il tuo modus operandi classico anche nel caso di Mortina…

Certo. Avevo ben chiaro sin dal primo libro che il tratto nero a matita doveva essere la caratteristica principale del libro – inizialmente ho anche pensato di lasciarlo proprio a tratto nero, con magari solo due/tre colori per certi particolari. Poi però ho optato per la scelta più sicura del colore, accompagnando i disegni con una palette piuttosto desaturata, fatta eccezione per l’arancione brillante, che avrebbe accompagnato nella lettura “illuminando” il libro come le zucche-lanterne di Halloween. Nei libri successivi ho scelto un altro colore-guida che caratterizzasse la storia e che ritroviamo sempre anche nei risguardi dei libri.
I dettagli nelle illustrazioni sono importanti, così come le didascalie: non sono un mero ornamento, ma vere sottostorie e “approfondimenti” di tutto il mondo della protagonista.

Come definiresti lo stile a cui sei arrivata, dopo questo lavoro di ricerca e costruzione? 

Lo stile che ho ricercato attraverso prove e schizzi (un lavoro ovviamente più lungo sul primo volume che partiva da zero) è quello di una realtà plausibile, ma rivisitata in una versione appena deforme e leggermente “appiattita”, insomma un mondo reale, ma non realistico. Come le storie di Mortina.

Dallo schizzo al colore.

Hai alle spalle una formazione come illustratrice e animatrice cartoon. Cosa viene prima, nei tuoi libri, la storia scritta oppure le illustrazioni? Mi spiego meglio: come procedi, per scrivere un libro? Prima butti giù la trama del racconto e poi procedi ad “animarlo” con le illustrazioni, oppure inizi dai disegni e le parole seguono in un secondo momento?

Come giustamente ricordi tu, l’inizio è come illustratrice e animatrice cartoon e questo fa sì che il mio processo di creazione sia inizialmente totalmente visivo. Le storie di Mortina si snodano nella mente come veri e propri film animati, con tanto di voci dei personaggi e loro recitazione, quando immagino certe scene mi trovo talvolta a ridere da sola. Credo che questo mi sia d’aiuto sia per dare ritmo alle storie, sia per decidere le impostazioni delle scene delle illustrazioni.

Capita spesso di leggere libri illustrati dove l’autore non è anche illustratore. Come ci si sente a ricoprire questo doppio ruolo, a essere autrice e illustratrice? Senti di avere il pieno controllo del lavoro? E mai pensato di lavorare in tandem con qualcun altro?

Nell’aver riunito con Mortina sia la scrittura che l’illustrazione in un’opera completamente mia, ho trovato davvero la mia dimensione. Sono proprio contenta! In passato avevo ricoperto solo il ruolo di illustratrice, trovandomi talvolta a disegnare cose che non “sentivo” molto, con la conseguenza che la soddisfazione era un po’ limitata. Ci sono stati anche casi in cui però ho sentito la storia o il progetto di qualcun altro particolarmente vicini a me e ai quali quindi ho lavorato in scioltezza e con passione. Penso alla trilogia di Ivy Pocket, di Caleb Krisp, davvero esilarante e appassionante.

In futuro pensi di lavorare ancora come illustratrice per altri, oppure quella strada appartiene al passato? 

In generale rimango aperta a illustrare i testi di altri, ma solo nel caso in cui li senta proprio nelle mie corde. Altrimenti il tempo è sempre troppo poco e preferisco dare la priorità ai miei progetti. Oltre Mortina ho diverse altre idee (magari non tutte vedranno la luce) ma una in particolare è in attesa ormai da 6 anni (!) e non vedo l’ora di poterle dedicare il giusto spazio che merita.

Le storie di Mortina affrontano, in chiave fantasy e fantasiosa, tematiche delicate come l’accettazione di ciò che si è, l’importanza di aiutare gli altri, l’amicizia. Quanto pensi che sia importante parlare ai giovani lettori di argomenti come questi, utilizzando magari, come nel tuo caso, un linguaggio che possano comprendere e una certa leggerezza?

Come ho già detto in altre occasioni il libro non nasce con l’intento pedagogico di parlare di diversità, accettazione, accoglienza. Certo si parla di amicizia, la protagonista ha una “diversità” più che evidente ed è una bambina che si mette in gioco per gli altri e con gli altri. Quindi questi sono temi che (fortunatamente) emergono dalle storie, ma quello che volevo scrivere sono appunto storie, possibilmente piacevoli da leggere, leggère ma non superficiali. La leggerezza, intesa come una sorta di planata a volo d’uccello sulla vita, penso sia molto importante, specialmente rivolgendosi ai bambini. Che poi tra le righe passino ai bambini messaggi come l’empatia, l’accoglienza e la diversità, ovviamente, non può che rendermi ancor più felice.

Cosa ti auguri per i tuoi libri? Potresti dirti soddisfatta se la serie di Mortina…?

Quello che spero è che i miei libri lascino qualcosa di positivo nei bambini, che in Mortina trovino un’amica stramba, buffa e coraggiosa che contribuisca ad avvicinarli alla lettura, lasciando in loro sia la voglia di leggere altro sia il ricordo di un libro caro. La mia speranza sembra stia andando a buon fine, perché ricevo molti messaggi (non solo dall’Italia) di genitori che mi ringraziano perché i loro figli hanno iniziato a leggere grazie a Mortina, superando non solo lo “scarso interesse al libro” ma anche vere e proprie difficoltà nella lettura.

Ma insomma, come scoprirà il fantasma co-protagonista del tuo ultimo lavoro, “Mortina e l’amico fantasma”, chi trova un amico – non importa di quale tipo, consistenza o colore – trova un tesoro?

I veri amici sono davvero un tesoro prezioso e raro. Possono anche più della famiglia, in certe occasioni o in particolari fasi della vita. Penso che le amicizie nate durante l’infanzia o l’adolescenza siano quelle maggiormente autentiche e salde, perché ci si conosce prima dell’arrivo di mille sovrastrutture adulte. Credo che da ragazzi si possa arrivare a conoscere l’io più autentico, che con il tempo purtroppo talvolta resta sepolto o dimenticato. Se anche la vita dopo ci porta in direzioni diverse, quando ci capita di incontrare gli amici più cari e veri di un tempo (pochissimi, a mio avviso) con loro è come se il tempo non fosse trascorso, è come tornare a casa.

Cosa dobbiamo aspettarci adesso da Barbara Cantini? Accennavi a diversi progetti, prima. Hai in cantiere anche altre storie illustrate di Mortina?

Attualmente sto lavorando alla quarta e, almeno per un po’, penso ultima storia di Mortina. L’uscita è prevista per giugno 2019. Si chiuderà così anche una sorta di “stagionalità” nelle copertine, poiché questo volume avrà un sapore più estivo, per quanto sia possibile in una serie come questa! Posso dirvi che Mortina andrà in vacanza a trovare “l’odioso” cugino Dilbert, personaggio che invece trovo simpatico e al quale ho voluto dare un po’ di spazio in più, ritrovandolo in questa quarta avventura.

Grazie a Barbara Cantini per essere stata con noi. 

Un “mostruoso” saluto a tutti i lettori di Parole a Colori!

 

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Roberta Turillazzi
Giornalista per passione e professione. Mamma e moglie giramondo. Senese doc, adesso vive a Londra, ma negli ultimi anni è passata per Torino, per la Bay area californiana, per Milano. Iscritta all'albo dei professionisti dal 1 aprile 2015, ama i libri, il cinema, l'arte e lo sport.

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