Insurgent, Veronica Roth

InsurgentUna scelta può cambiare il destino di una persona… o distruggerlo. Ma qualsiasi sia la scelta, le conseguenze vanno affrontate. Mentre il mondo attorno a lei sta crollando, Tris cerca disperatamente di salvare le persone che ama e se stessa. La sua iniziazione avrebbe dovuto concludersi con una cerimonia per celebrare il suo ingresso nella azione degli Intrepidi, ma invece di festeggiare la ragazza si è ritrovata coinvolta in un conflitto più grande di lei… Ora che la guerra tra le fazioni incombe, Tris deve decidere da che parte stare e abbracciare completamente il suo lato divergente, che si fa ogni giorno sempre più potente.

 

Non mi sono particolarmente goduta il primo capitolo della trilogia, come vi ho raccontato qualche tempo fa, avendo visto il film solo pochi giorni prima di iniziare a leggere il libro. Con questo seguito, almeno da questo punto di vista, è andata meglio.

Vediamo un po’ cosa va e cosa non va.

Il personaggio della protagonista Tris continua a essere irritante, forse persino più che nel primo libro. I paragoni con altre “signore” di fantasy e distopie scatta quasi in modo naturale, e purtroppo la 16enne Divergente continua a uscirne con le ossa rotte. Capisco benissimo chi ha commentato i romanzi dicendo che, se le premesse erano buone, Beatrice rovina tutto mostrandosi costantemente in balia di una crisi ormonale, troppo interessata ai suoi problemi per rendersi davvero conto di quello che le succede intorno.

A questo, secondo me, va aggiunta la sua tendenza al martirio immotivato. Va bene che le cose che le sono successe possono averla toccata profondamente (la morte dei genitori, l’aver ucciso Will, il senso di colpa di vedere persone morire “per colpa sua”), eppure… i suoi gesti altruisti non sembrano mai convinti né sinceri né meditati. Quando rischia la vita, quando si consegna agli Eruditi, non sembra mai farlo con consapevolezza, come un’eroina. Sembra più una ragazzina, che fa grandi discorsi sul sacrificio, ma poi è felicissima di essere salvata. Dico io: cercare una strada alternativa? Non incaponirsi nel voler fare di testa propria ma ascoltare anche chi le sta intorno? Il 70% del libro passa tra bugie, trip mentali e Tris che perde la testa. Perché?

Tobias, anche se non sarà mai più l’uomo tutto di un pezzo della prima parte di Divergent, in questo secondo libro esce meglio della sua dolce metà. Almeno i suoi sentimenti sembrano genuini, le sue intenzioni più o meno limpide. Continuo a pensare che farlo un po’ più “maschio” non avrebbe guastato, ma questi sono punti di vista.

Il tradimento di Caleb è il colpo di scena che non ti aspetti – io, almeno, non me lo aspettavo per niente. Quando nel primo libro lui dice di aver lasciato gli Eruditi non mi sono chiesta nemmeno per un secondo se stesse o meno dicendo la verità. Perché avrebbe dovuto mentire? Invece questo colpo di scena insegna – alla protagonista, ma anche ai lettori – che nel mondo immaginato dalla Roth nessuno è davvero quello che dice di essere, e che dubitare è sempre la scelta migliore. Meglio sbagliarsi, che venire presi per il naso così. Giusto?!

La situazione globale si complica ancora – con la scoperta che gli Esclusi sono tutt’altro che dei senza fazione passivi e disperati, che la madre di Tobias è tutt’altro che morta, che Janine è tutt’altro che sconfitta ma sta architettando altri piani e altri sieri per controllare la popolazione. Ma è il finale a far detonare la bomba. Una frase che nel primo libro mi aveva dato da pensare (durante una visita alla recinzione Tris si accorgeva che le porte si chiudevano dall’esterno, come se le mura fossero state pensate per tenere le persone dentro la città e non per proteggerle dal mondo fuori) si rivela decisamente importante. In sintesi, la popolazione è stata confinata a Chicago da un’organizzazione esterna per proteggerla dalla degenerazione dell’umanità. Ma questo isolamento era pensato per concludersi… una volta che i Divergenti, persone speciali perché capaci di pensare in modo creativo, fossero diventati un numero cospicuo!

Questa rivelazione apre la strada per il terzo e conclusivo libro. Cosa ci sarà fuori? I nostri eroi lasceranno la città per partire alla scoperta del mondo e ricongiungersi con quelli che li hanno isolati? Come andrà a finire? Tutto rimandato alla terza e ultima parte (che leggerò, ma non in tempi brevissimi. Quindi ci sarà da aspettare).

 

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Roberta Turillazzi
Giornalista per passione e professione. Mamma e moglie giramondo. Senese doc, adesso vive a Londra, ma negli ultimi anni è passata per Torino, per la Bay area californiana, per Milano. Iscritta all'albo dei professionisti dal 1 aprile 2015, ama i libri, il cinema, l'arte e lo sport.

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