“Il varco”: immagini di repertorio per una potente narrazione di finzione

Il docu-film di Federico Ferrone e Michele Manzolini racconta le guerre del passato, e del presente

Un film di Federico Ferrone, Michele Manzolini. Drammatico, 70′. Italia 2019

1941. Un soldato parte per il fronte russo: man mano che il treno avanza attraverso Ungheria e Ucraina, i ricordi della madre russa e della spedizione fascista in Africa gli invadono la mente, fantasmi di un passato impossibile da cancellare. Federico Ferrone e Michele Manzolini, già registi de “Il treno per Mosca”, ripropongono quell’esperimento con alcune variazioni.

 

La campagna di Russia rappresentò uno dei momento più drammatici della seconda guerra mondiale, decretando l’inizio della fine per l’alleanza nazi-fascista e spostando gli equilibri militari a favore degli Alleati. La convinzione tedesca di sconfiggere rapidamente l’Urss e arrivare fino a Mosca venne spazzata via dal Generale Inverno, fedele alleato da sempre dei russi.

“Il varco” si differenzia dai classici documentari sul conflitto mondiale grazie al talento e alla creatività degli autori – tra cui figura anche Wu Ming 2 -, capaci di firmare una sceneggiatura intensa, profonda, ricca di umanità, attingendo alle biografie e ai diari di alcuni soldati impegnati sul fronte russo.

Le memorie dei soldati mescolate e rielaborate con passione e sensibilità raccontano quasi in presa diretta il viaggio intrapreso nel 1941 dall’immaginario soldato, già veterano della campagna di Etiopia, e quindi toccato in prima persona dalla guerra.

I pensieri, i timori, i ricordi del soldato sono resi reali dalla voce di Emidio Clementi che unita alle immagini di repertorio crea una potente connessione emotiva con lo spettatore, proiettato drammaticamente nella steppa russa. Viviamo quasi in prima persona l’eccitazione della truppa, convinta di arrivare facilmente Mosca, seguita dallo scoramento e dalla disperazione.

“Il varco” è un viaggio angoscioso, ma non va visto solamente come un documento storico ma anche come un meme di quello che sta succedendo in questo momento in diverse regioni del mondo. Un modo per riflettere sulla storia, sugli errori del passato ma anche sul tragico presente.

 

Il biglietto da acquistare per “Il varco” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

 

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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