“Il tempo dell’attesa”: recensione del romanzo di Elizabeth Jane Howard

Il secondo capitolo della saga dei Cazalet, edita in Italia da Fazi, riprende con la guerra

Con Il tempo dell’attesa ritorniamo tra le pagine della saga familiare di Elizabeth Jane Howard alla vigilia della seconda Guerra Mondiale. “Gli anni della leggerezza” (qui la recensione) si era concluso nel 1938 con il discorso di Chamberlain dopo la Conferenza di Monaco e la “pace con onore”.

A distanza di un anno da quei fatti, il secondo volume della serie dei Cazalet, pubblicato da Fazi nel 2016, si apre con la notizia, trasmessa per radio, dell’invasione tedesca della Polonia: la guerra ormai appare imminente quanto inevitabile.

Avevano spento la radio e, sebbene la stanza fosse piena di gente, il silenzio era completo al punto che Polly percepiva, quasi sentiva, il battito del proprio cuore. Finché nessuno parlò, finché nessuno si mosse, vi fu un ultimo scampolo di pace…

I Cazalet sono nel Sussex, ad Home Place, dove vivono ormai stabilmente il Generale e la Duchessa. La tenuta si è arricchita di altre due case: Mill Farm, che ora ospita la Casa dei Bambini, e la Casa del Pero, utilizzata per alloggiare i membri della famiglia e i loro ospiti quando ad Home Place non c’è più spazio.

La guerra è la grande protagonista di questo secondo capitolo della serie. Dei tre maschi Cazalet, due si arruolano – Edward nella RAF, Rupert in marina. A Hugh, rimasto menomato nella Grande Guerra, tocca sostenere da solo il peso dell’azienda di famiglia. E poi c’è la sorella Rachel, che continua a preoccuparsi per tutti, con crescente insoddisfazione della compagna Sid.

Il conflitto è tuttavia raccontato dal punto di vista femminile, da chi non combatte ma resta a casa ad accudire bambini e feriti, e non rinuncia comunque a inseguire i propri sogni. Le protagoniste di “Il tempo dell’attesa” sono le giovani Cazalet, ormai adolescenti: Louise, Polly e Clary.

Louise, dopo aver terminato la scuola di cucina, non vuole rinunciare al sogno di diventare un’attrice di successo e si interroga sempre più spesso su cosa voglia dire diventare adulti. Polly e Clary, coetanee sedicenni, figlie rispettivamente di Hugh e Sybil e di Rupert e della moglie defunta Isobel, stringono tra loro un’amicizia ancora più forte.

Tra le figure sorprendenti di “Il tempo dell’attesa” si distinguono Clary, cresciuta anzitempo dopo la morte della madre e forse destinata a piangere anche il padre, dispero, e Zoe, seconda moglie di Rupert, che subisce, con la nascita della figlia Juliet, un drastico cambiamento, abbandonando quell’aurea vanesia, inconsistente e frivola che l’aveva caratterizzata in precedenza.

La quotidianità di casa Cazalet, interrotta dai bombardamenti che sempre più frequenti si abbattono su Londra, e resa più difficile dal razionamento del cibo, procede tuttavia inesorabile tra inquietudini e dolore: Sybil è stata operata, ma nonostante il buon esito dell’intervento le sue condizioni sembrano peggiorare di giorno in giorno; Villy è sempre più insoddisfatta della propria vita e risentita con la figlia maggiore Louise, oggetto (involontario) di eccessive attenzioni paterne; Edward ha consolidato il proprio rapporto con l’amante Diana, rimasta incidentalmente incinta.

Gli anni della leggerezza sono ormai un ricordo lontano in questo conflitto che dopo l’attacco di Pearl Harbour sembra destinato a non finire mai, ma la narrazione è comunque godibile, fluida, travolgente e accattivante – nonostante le 638 pagine – grazie a una costruzione impeccabile e a un’osservazione acuta dei numerosi personaggi e dell’epoca che scorre sullo sfondo. Il risultato è un impeccabile affresco del tempo, in perfetto equilibrio tra finzione e realtà.

 

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Elena D'Alessandri
Laureata in sociologia, un master in relazioni internazionali e uno in interpretariato e traduzione, dopo sei anni ad IsICult come ricercatrice prima e responsabile di ricerca poi, dal 2015 al 2018 ha lavorato come ricercatrice associata presso l'Istituto Universitario Europeo (EUI) di Firenze. Come giornalista ha collaborato con "Il Manifesto", con il mensile del Gruppo Il Sole24Ore, "Millecanali" e con "L'Opinione". Attualmente scrive per "Il Giornale Off", per "Articolo21" e per "Mentelocale", occupandosi di cultura e cinema.

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