Un film di Gabriele Salvatores. Con Ludovico Girardello, Ksenia Rappoport, Galatéa Bellugi, Ivan Franek, Dario Cantarelli. Fantascienza, 90′. Italia, 2017

Data di uscita italiana: 4 gennaio 2018

Michele Silenzi è cresciuto: ora ha 16 anni e il temperamento tipico dell’adolescente scontroso, anche perché, oltre alla crisi di crescita comune a tutti i teenager, ha gravi problemi da affrontare. Il primo è un lutto, di cui è impossibile parlare senza fare spoiler. Il secondo è il dono dell’invisibilità, abbinato a quella forza incontrollata che gli ha permesso, al termine de “Il ragazzo invisibile”, di distruggere un sottomarino. Il terzo è un passato scomodo del quale fanno parte una madre biologica russa e una gemella cresciuta in Marocco della quale non sospettava l’esistenza. Ora Michele dovrà capire se essere uno “speciale” sia davvero un dono o una dannazione, scoprire chi vuole essere davvero, e fare i conti con il suo lato oscuro.

 

Il Premio Oscar Gabriele Salvatores ha dato prova al pubblico che il suo lato creativo e innovativo non è ancora completamente sopito. Siamo abituati a vedere eroi che parlano inglese e strabilianti effetti speciali, con la Marvel a fare il ruolo del leone nel campo. In pochi pensavano che anche l’Italia potesse lanciare la sua saga e visti l’alto rischio di essere sbeffeggiato e cadere nel ridicolo, al tentativo di Salvatores va comunque tributato il giusto merito.

Quello che avete letto è uno stralcio della recensione che, tre anni fa, scrissi su “Il ragazzo invisibile” (qui trovate il pezzo completo), coraggiosa operazione supereroica intrapresa da Gabriele Salvatores e dalla Indigo produzione con la collaborazione di Rai Cinema.

La maggior parte della critica bocciò senza appelli il film, per osannare poi, solo pochi mesi dopo, “Lo chiamavano Jeeg Robot” di Gabriele Mainetti (qui la recensione). Personalmente credo che coerenza e onestà intellettuale siano valori che andrebbero applicati in ogni ambito, e a costo di restare un non influencer è quello che cerco sempre di fare.

Questa lunga premessa era necessaria per spiegare perché, oggi, sono costretto, a malincuore, a esternare la mia delusione per il sequel della saga di Salvatores, “Il ragazzo invisibile: seconda generazione”, soprattutto per ciò che riguarda la sceneggiatura.

Il film risulta confuso, privo di una chiara identità narrativa, ondeggia tra fantasy e giallo, con spunti da spy story e da dramma familiare, senza però colpire mai il pubblico. In una parola, un guazzabuglio narrativo. A venire meno sono soprattutto quella freschezza e linearità di racconto che avevano caratterizzato il primo episodio, a favore di una copiatura, con esiti abbastanza deludenti, di film come “X-Men” o”Spiderman”.

“Il ragazzo invisibile: seconda generazione”, purtroppo, rappresenta un netto passo indietro a livello narrativo e d’innovazione per il nostro cinema, nonostante gli sforzi produttivi e la passione profusa dal regista e dal cast.

Sebbene la sceneggiatura non riesca a delineare i nuovi personaggi e ad approfondire meglio i vecchi sul piano caratteriale e introspettivo, dando spesso una sensazione di incompiutezza e superficialità, ci piace sottolineare come i giovani interpreti dimostrino discreta personalità, presenza scenica e buone potenzialità recitative.

Ludovico Girardello è cresciuto fisicamente oltre che artisticamente, e indossa ormai con naturalezza e intensità la maschera di Michele. Grazie alla sua interpretazione, lo spettatore riesce a empatizzare con il protagonista, condividendo le sue emozioni, che spaziano dalla solitudine al senso di colpa alla rabbia.

Altrettanto convincente la performance di Galatea Bellugi, nel ruolo di Natasha, misteriosa gemella di Michele. Il personaggio è sicuramente la novità drammaturgica più incisiva del film, introdotta con una certa abilità dagli sceneggiatori. La Bellugi dò prova di talento, sorretta anche da una buona scrittura. Deludono invece Ksenia Rappoport e Ivan Franek.

La frase “Da un grande potere derivano grandi responsabilità”, diventata poi cult, determinò la svolta esistenziale per il giovane Peter Parker. Con il suo finale aperto, “Il ragazzo invisibile: seconda generazione” offre al protagonista Michele e al pubblico una riposta a una domanda altrettanto importante sulla natura del potere e sulla sua utilità.

 

Il biglietto da acquistare per “Il ragazzo invisibile: seconda generazione” è:
Nemmeno regalato. Omaggio (con riserva). Di pomeriggio. Ridotto. Sempre. 

 

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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