Un film di Andrea De Sica. Con Vincenzo Crea, Ludovico Succio, Fabrizio Rongione, Yuliia Sobol, Luigi Bignone, Pietro Monfreda. Drammatico, 85’. 2016

 

Qual è il futuro che si prepara per le nuove generazioni? Che cosa dobbiamo aspettarci dai nostri ragazzi? Sapranno essere adulti responsabili e soprattutto persone perbene?

Sono domande a cui è difficile dare una risposta, soprattutto dal momento che la scuola e gli stessi genitori appaiono sempre più inadeguati nel ruolo di modelli ed educatori.

Andrea De Sica, nipote del grande Vittorio, all’esordio come regista di lungometraggio, firma una favola nera e angosciante sui giovani di oggi, sospesi tra l’incapacità di maturare e una cinica cattiveria, derivata dai privilegi concessi da genitori spesso assenti e distratti.

Unico film italiano in concorso al Torino Film Festival, “I figli della notte” era molto atteso dalla critica.

Giulio (Vincenzo Crea), 17enne di buona famiglia, dopo essere stato cacciato da scuola a causa di un macabro scherzo, viene mandato dalla madre per punizione in un rigido collegio per rampolli dell’alta società dove vengono formati i “dirigenti del futuro”.

La vita nell’istituto è dura, con l’uso di internet e dei telefoni limitato al massimo, e il nonnismo da parte degli studenti più anziani. Giulio riesce a sopravvivere grazie all’amicizia con Edoardo (Ludovico Succio). I due ragazzi diventano inseparabili e iniziano ad architettare fughe notturne dalla scuola-prigione, verso un luogo proibito nel cuore del bosco, dove conoscono la giovane prostituta Elena (Yuliia Sobol).

Ma la trasgressione in realtà fa parte dell’offerta formativa. Al collegio infatti sanno tutto del locale e delle sortite degli studenti, con gli educatori, tra cui Mathias (Fabrizio Rongione), che vigilano costantemente restando nell’ombra…

Dalla sinossi si nota come la sceneggiatura presenti diversi spunti narrativi, rievocando da un lato film di formazione come “L’attimo fuggente”, dall’altro pellicole di stampo nordico, in cui la favola spesso diventa cupa se non dark.

De Sica e gli altri sceneggiatori, partendo dall’idea di costruire una storia di formazione che racconti il disagio e le paure di una generazione intera, omaggiano nelle ambientazioni pellicole come “Strade perdute” e “Twins Peaks” e nella descrizione della personalità dei personaggi un mostro sacro del calibro di Alfred Hitchcock .

“I figli della notte”, pur presentando tutti i limiti di un’opera prima, ha delle potenzialità, soprattutto nella regia di Andrea De Sica.

L’intreccio narrativo è un po’ caotico e dispersivo, finisce per non trovare una vera identità e risulta incisivo solamente a tratti.

Il cast, formato da giovani attori, si rivela nel complesso adeguato al compito, volenteroso e appassionato, meritandosi una piena sufficienza.

Se è vero che il futuro appartiene ai giovani, il finale amaro e cinico del film rivela un certo pessimismo per il domani del nostro Paese.

 

Il biglietto da acquistare per “I figli della notte” è:
Neanche regalato. Omaggio (con riserva). Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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