di Concetta Piro

 

Possiamo ben dire che la notizia del ritiro dalle scene di Daniel Day-Lewis, 60 anni appena compiuti, tre volte Premio Oscar, ci abbia colti di sorpresa.

Abituati alle lunghe assenze e ai ritorni in pompa magna, ogni volta con un ruolo memorabile, dell’attore inglese eravamo in attesa del suo nuovo film che, a quanto pare, sarà anche l’ultimo.

Londinese, figlio del poeta Cecil Day-Lewis e dell’attrice inglese Jill Balcon, Lewis si è distinto per la raffinatezza e la meticolosità con cui ha studiato i personaggi che ha portato sul grande schermo. Quando Scorsese lo volle per interpretare Bill il macellaio in “Gangs of New York” affilò coltelli e tagliato carni per settimane, per diventare Hawkeye de “L’ultimo dei mohicani” (1992) ha vissuto in mezzo a un bosco per sei mesi.

Nel nostro appuntamento con “I Fantastici 4”, la rubrica di consiglio di pellicole a tema, abbiamo scelto le sue migliori quattro interpretazioni.

 

IL MIO PIEDE SINISTRO di Jim Sheridan (1989)

La struggente storia di Christy, uomo paraplegico che riuscirà a utilizzare il piede sinistro per diventare un pittore apprezzato e uno scrittore ammirato. Consacrazione a livello mondiale e primo premio Oscar per l’attore inglese.

 

GANGS OF NEW YORK di Martin Scorsese (2002)

Il suo Bill “il macellaio” Cutting è inquietante quanto carismatico. Primeggia per tutta la pellicola di Scorsese, rendola memorabile. Il film ha ricevuto 10 nomination agli Oscar (tra cui miglior film, miglior regia e miglior attore a Day-Lewis), senza alcuna vittoria.

 

IL PETROLIERE di Paul Thomas Anderson (2007)

Liberamente tratto dal romanzo “Petrolio!” di Upton Sinclair, racconta l’ascesa di un minatore texano, Daniel Plainview, che diviene un potente petroliere, nella California dei primi anni del Novecento. Secondo Oscar per Daniel Day-Lewis.

 

LINCOLN di Steven Spielberg (2012)

La pellicola racconta gli ultimi mesi di vita di Abraham Lincoln, seguendo il libro “Team of Rivals: The Political Genius of Abraham Lincoln” di Doris Kearns Goodwin. Sembra che sia stato l’intervento di un certo DiCaprio a spingere Day-Lewis ad accettare il ruolo, e meno male. Terzo Oscar e interpretazione ai limiti dello straordinario.

 

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