“Freud”: casi e analisi tra horror e thriller con il padre della psicanalisi

Ritmo altalenante e qualche pecca narrativa, per una serie in otto episodi comunque coinvolgente

Una serie ideata da Marvin Kren. Con Robert Finster, Ella Rumpf, Georg Friedrich, Brigitte Kren, Anja Kling. Horror, drammatico. Austria, Germania, Repubblica Ceca. 2020-in corso

 

Vienna, fine 1800. Nella nuova serie Netflix, liberissima reinterpretazione della vita del padre della psicanalisi, Freud (Finster) ha appena scoperto un metodo innovativo per curare l’isteria: l’ipnosi. Per nulla supportato dai colleghi, anzi deriso, trova nella medium Fleur Salomé (Rumpf) un prezioso aiuto per i suoi studi, proprio quando misteriosi casi iniziano a richiedere la sua attenzione nell’ospedale in cui lavora.

Ognuno degli otto episodi che compongono la prima stagione di questo dark/thriller, che richiama “Penny Dreadful” per i temi esoterici ma anche “The alienist” per le tematiche psicanalitiche e il periodo storico, ha il nome di un caso di analisi del famoso Sigmund Freud, dall’ipnosi, al trauma, ai tabù.

Nonostante i personaggi interessanti e i misteri che spaziano tra il giallo e il gotico, “Freud” ha le sue pecche. Innanzitutto il ritmo, singhiozzante, discontinuo, spesso lento ma con impennate furiose – che sono la parte interessante e il cuore di ogni episodio. La costruzione narrativa però non si basa su questi crescendo e climax ma li posiziona spesso all’inizio dell’episodio, facendo poi risultare quasi sottotono tutto quello che viene dopo.

In secondo luogo, molti dettagli sono stati lasciati in sospeso, cosa che lascia presagire un continuo della serie ma di fatto indispettisce lo spettatore, che si aspettava di ricevere in tempi brevi determinate risposte.

Menzione speciale alla fotografia scura, dai toni freddi, che schiaccia i personaggi e rappresenta una Vienna buia e desolata, trasmettendo una forte sensazione di alienazione.

Al di là delle critiche apparse online e dei difetti, “Freud” è tutto sommato convincente. Una volta iniziata non si può fare a meno di guardare un episodio dopo l’altro, nonostante il ritmo lento di cui abbiamo parlato. Questo perché la storia coinvolge, anche se certe scelte narrative lasciano interdetti.

 

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Sofia Peroni
Classe 1996, marchigiana d’origine, studia comunicazione a Roma e ha trovato il modo di coniugare la passione per il cinema e quella per la scrittura... Come? Scrivendo sul e per il cinema dal 2015. Ha all'attivo diverse esperienze sul set, con registi del calibro di Matteo Garrone, e sogna un giorno di veder realizzato il suo film.

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